Come abbiamo già scritto in un altro articolo, si dice che l’ orologio al quarzo sia stato inventato 8 volte in tre continenti diversi. Un’ altra di queste 8 è stata presso Girard-Perregaux, e la peculiarità è che sono bastati 5 anni e 5 persone per arrivare ad una forma già definitiva.
Girard e poi Perregaux
La casa fu fondata da Constant Girard come Girard & Cie nel 1852. Il secondo cognome viene aggiunto con il matrimonio con Marie, discendente della omonima famiglia di orologiai. Nel primo dopoguerra viene colpita dalla crisi del mercato russo a seguito della Rivoluzione d’ Ottobre, e nel 1928 viene ceduta a Otto Graef, i cui figli e rispettivi generi sviluppano enormemente la Compagnia.
Dove spendere?
Tra questi generi c’è Charles-Edouard Virchaux, che a metà degli anni ‘60 è l’ amministratore delegato. Come già sappiamo, in questo decennio più o meno tutti gli orologiai sono impegnati a trovare il modo di mettere le pile negli orologi. Già da qualche anno era attivo il consorzio CEH, che di lì al 1970 avrebbe dato luogo al calibro Beta 21. Virchaux intuisce che stanno lavorando ad un calibro al quarzo, ma è convinto che lo si possa realizzare senza doversi impelagare in quel consorzio che al momento sembrava un buco nero che ingoiava quattrini senza restituire alcunché di concreto. Si convince che si possa arrivare allo stesso risultato spendendo una frazione e soprattutto investendoli in casa. Per sua fortuna ebbe ragione. In questo sforzo coinvolge anche Jaeger-LeCoultre e Favre-Leuba, case che al pari di altre non si erano lasciate convincere ad entrare nel consorzio.
Primo impiego
Per realizzare il suo progetto, nel settembre 1966 Virchaux assunse Georges Vuffray, che in quel momento era un ventiseienne ingegnere elettrico in cerca del suo primo lavoro. A lui fu assegnato un team abbastanza ristretto e messo a disposizione un discreto laboratorio elettronico che negli anni precedenti aveva messo su il suo collega Jean Pierre Jeanneret. Il tutto per un unico, semplice compito: creare dal nulla un orologio da polso al quarzo. Vuffray, del tutto digiuno di orologeria, si mise al lavoro armato di giovanile entusiasmo e nessuna idea preconcetta. Anni dopo ebbe a dire che non avrebbe mai accettato un simile incarico se avesse saputo che era così “orrendamente difficile”.
Non avendo appunto alcuna esperienza, inizia a farsi le ossa creando orologi elettronici senza vincoli di dimensioni. All’ epoca, i risonatori al quarzo di origine americana venivano venduti sigillati in bottiglie di vetro. Come motore, ne utilizza uno per orologeria industriale.
Miniaturizzare
Capito come funziona, ora si tratta di miniaturizzare. Qui, naturalmente, si scontra con gli stessi problemi degli altri 7 inventori di quarzi: dimensioni e consumi di motori, chip e quarzi.
Soprattutto il primo era il problema su cui anche il consorzio CEH si stava stondando la testa, tantopiù che da loro Max Hetzel – l’ inventore del diapason – li aveva convinti che nessun motore passo passo avrebbe mai avuto consumi nell’ ordine dei microwatt. Infatti nel Beta 21 sarà installato un risonatore concettualmente uguale ad un diapason. Probabilmente, come il bombo, di lì a poco avrebbero consumato poco perché non lo sapevano.
Vuffray sviluppa e brevetta il proprio motore passo passo con bobina fissa cilindrica e rotore magnetico, di soli 6 mm di diametro per 5 di altezza. Ancora non siamo alle misure ideali, ma ci si avvicina. Con questi componenti, Girard-Perregaux realizza i prototipi Elcron I e II, alimentati da 2 batterie e capaci di una precisione di 0,02 secondi al giorno.
America
Nel frattempo siamo arrivati al 1970, e ad Aprile alla Fiera di Basilea CEH presenta il Beta 21. Per non portare proprio niente, Girard-Perregaux presenta una foto (manipolata) di un Elcron (non funzionante).Pur non avendo la velleità di arrivare primi nella corsa al quarzo, hanno coscienza di essere infilati in un cul-de-sac, non riuscendo a miniaturizzare a sufficienza le parti. Avevano fino ad allora collaborato con fornitori francesi, ma in quegli anni lo Stato francese aveva deciso che l’ orologeria era un settore strategico, intervenendo pesantemente con molti mezzi finanziari ma chiedendo in cambio di non travasare tecnologia verso gli svizzeri.
Vuffray, quindi, come altri prima di lui, si vede costretto a prendere un volo per gli USA ed iniziare l’ ormai usuale Grand Tour dei produttori di componenti elettronici. Visita almeno 20 compagnie e alla fine trova Motorola, alla quale non par vero di mettere un piede in Svizzera. La casa dell’ omonima autoradio sviluppa in tempi brevissimi il chip in cui infila l’ oscillatore, il divisore a 15 passi e il controllo del motore. La visita successiva è presso Reeves-Hoffman, in Pennsylvania, che gli fornisce i quarzi.
La parte meccanica viene invece prodotta da Jaeger-LeCoultre fino al 1978, anno dal quale provvede GP in casa.
Pronti
Con questa componentistica finalmente il lavoro riparte, e alla fiera di Basilea del 1972 possono presentare il movimento GP 350. Quello che sorprende è che in un progetto che parte da zero con a capo una persona senza esperienza pregressa già siano presenti tutte le parti tipiche di un orologio al quarzo di oggi: quarzo a 32768 Hz, chip integrato con divisore per 15 e motore passo passo. Per fare un raffronto, il Beta 21 utilizzava un quarzo a 8192 Hz con un divisore per 5 e un risonatore.
Le revisioni successive, 351,352,353 e 354 saranno affinamenti che porteranno una diminuzione dei consumi – grazie a versioni migliorate del chip Motorola e del motore – e delle dimensioni grazie a pile più piccole e al montaggio in orizzontale dell’ ingombrante tubo del quarzo - che ancora non era di tipo fotolitografico - poi sostituito da quarzi di produzione giapponese NDK.
Questo movimento viene montato nei Girard Perregaux “Quartz”, nei Jaeger-LeCoultre “Master Quartz”, nei Favre-Leuba “Quartz 32768 Hz” e pure nei Breitling “Chronomat Quartz”. Il costo finale è una frazione dei Beta 21, grazie anche alla costruzione senza rubini e con alcune ruote in teflon, che non lo rendono bellissimo a vedersi. Un GP 352 in acciaio arrivava nei negozi a 480 franchi, contro gli 8.500 di un IWC Beta 21 in oro e i 45.000 di quello in platino.
Alla fine ne verranno prodotti oltre 50.000.
Il quarantennale: GP 13500
Nel 2010, per festeggiare il quarantennale del 350, Girard-Perregaux presenta al SIHH di Ginevra il calibro 13500, inserito nella serie limitata Laureato per soli 9.950 €.
Sotto una pelle metallica molto ben rifinita nasconde una normale componentistica elettronica di età contemporanea.
Girard Perregaux 350 e figli
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Girard Perregaux 350 e figli
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Re: Girard Perregaux 350 e figli
Trovo sempre i tuoi scritti di estremo interesse. Grazie ancora per ciò che condividi con noi
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