Piccoli ma complessi: Bifora B11-B12

Il mondo degli orologi da polso, vintage e moderni.

A cura di: Paolo Antolini

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Piccoli ma complessi: Bifora B11-B12

Messaggio da Zufolo » sab nov 10, 2018 10:38 pm

Dopo gli Junghans e i Porta PUW passiamo ad un altro produttore tedesco che è riuscito a vedere l'alba del quarzo prima dell'inevitabile fine.

Josef Bidlingmaier, orafo tedesco all’epoca 30enne, avvia nel 1900 a Schwäbisch Gmünd, nel Baden-Württemberg - 50 km ad est di Stoccarda - la sua attività di produzione orafa.
Alla fine della I guerra mondiale inizia a risentire del calo delle vendite, dovuto alla drammatica situazione in cui venne a trovarsi la Germania, così ebbe l’idea di avviare la produzione di casse e bracciali per orologi, in cui incassare movimenti di provenienza svizzera.
La vendita di orologi Bidlingmaier va molto bene, tanto che in 10 anni passa da 60 a 230 dipendenti ed apre una nuova fabbrica.

Il passo successivo era quello di diventare produttore completo, per cui investe in attrezzature per la meccanica di precisione, e nel 1928 presenta il calibro 2025 da polso.
Sul ponte c’era la sigla “BIFORA” (BI= Bidlingmaier, FOR= Formwerk, A= Ankerhemmung), che nel 1934 fu registrato come marchio e dato come nome alla società.
Nel 1939 arrivò a 500 dipendenti e continuò a produrre orologi anche durante la II guerra, affiancandoli ai detonatori per bombe. Per sua fortuna, la fabbrica fu risparmiata dalle produzioni belliche.
Nel 1951 presenta il primo orologio automatico tedesco, il calibro 103. A metà anni ‘60 Bifora è il più grosso produttore tedesco: si arriva a 1.000 dipendenti e 4.000 pezzi al giorno (1,5 milioni all' anno), esportati anche in Medio Oriente ed India.

Elettronica

La parte che ci interessa in questo momento ovviamente riguarda i calibri elettrici, studiati dalla metà degli anni ‘60. Nel 1967 erano pronti i prototipi B8 e B9. La tipologia scelta è a bilanciere con bobina a bordo e magneti permanenti fissi su un ponte rimovibile. Questi prototipi erano ancora puramente elettrici, con contatto.
Occorrerà però fino al 1971 perché questa soluzione raggiunga il mercato. Nel frattempo i calibri presentati si sono evoluti nel B10 da donna (18,6 mm) e B11 da uomo (29,35 mm). L’altezza è 5,9 mm. Tra i due la parte base del movimento è identica, dal momento che è già sufficientemente piccolo. Cambia solo la dimensione della platina e la presenza dei datari. Nei modelli definitivi l’alimentazione è ora regolata da 6 transistor e 9 resistenze stipate in forma di chip in una minuscola schedina.La corrente alle due bobine in serie sul bilanciere arriva, per quanto riguarda il negativo, dal ponte superiore (in primo piano nelle due foto sottostanti) tramite la molla a spirale principale; il ponte è isolato dal resto tramite uno spessore di plastica ed è connesso elettricamente al circuito di regolazione. Il positivo invece arriva da una seconda molla a spirale direttamente collegata alla massa. Sollevare la corona provoca il fermo del bilanciere tramite un' apposita levetta. La soluzione complessiva è quindi molto simile al coevo Porta PUW 2500 (che però è alimentato al contrario: la seconda spirale porta il negativo) ma il movimento Bifora è molto più piccolo, tanto che se ne può ricavare subito la versione da donna. Il Porta con i suoi ingombri tradisce di più la sua derivazione da un calibro meccanico. Il bilanciere oscilla a 36.000 a/h (5 Hz), i rubini sono 6 e la precisione promessa è ±2 minuti al mese.


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Quarzo

Quando Bifora riesce ad arrivare sul mercato la rivoluzione del quarzo è già iniziata e alla fine del 1970 è già stata esposta al pubblico una versione di preserie del movimento Junghans W666 “Astro-quartz”. Non c’è perciò tempo da perdere.
Seguendo una strada già percorsa da molti altri, si risparmia tempo riutilizzando quello che c’è: partendo dalla base del B11 si ricava il B12 semplicemente sostituendo il bilanciere con bobine mobili con un’ancora che oscilla una volta al secondo.
La soluzione è analoga al Roamer MST 900 e al Rolex 5050, con la differenza che la bobina è sull’ancora. In altri quarzi, ancora con bobina a bordo, come lo Junghans succitato o l’Omega 1510 l’ancora compie due oscillazioni al secondo, perché una volta scattata, una molla la riporta immediatamente al suo posto.
Ne risulta quindi una composizione relativamente originale.
Il modulo elettronico, a forma di mezzaluna, trova posto nello spazio lasciato libero dal movimento ed è a sua volta per metà occupato dal grosso quarzo a barra da 32768 Hz, acquistato prima da Motorola e poi da NDK. Per il resto, ospita il chip e il trimmer. Nelle generazioni successivi i componenti elettronici sono diventati più piccoli.
L' alimentazione è organizzata nello stesso modo della versione elettrica: l’ancora è raggiunta da due mollette a spirale che portano i due poli della corrente. La spirale superiore è connessa al ponte,che anche stavolta è isolato elettricamente dal resto e connesso ad una delle due uscite di alimentazione del chip per semplice pressione.L'altra spirale è serrata direttamente ad una piccola molletta saldata all'altra uscita di alimentazione del chip. Sollevare la corona provoca il distacco del contatto del positivo dalla batteria. Il datario avanza girando avanti ed indietro per mezzo giro la corona nella posizione di riposo: girando in avanti una levetta verticale aggancia un dente del datario e tornando indietro la trascina. Il datario settimanale si regola solo avanzando l’ora.
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Sia per il B11 che per il B12 occorre prestare molta attenzione allo smontaggio e rimontaggio: il rischio di piegare le spirali o di non ripristinare tutti i contatti elettrici o - al contrario - di creare cortocircuiti è concreto.
Svitare il modulo elettronico, sollevarlo e tirarsi via tutta la spirale inferiore è un tutt'uno, come si intuisce dalla foto:
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Tornando alla nostra storia, In un tempo molto breve si riesce ad arrivare sul mercato: viene presentato nel 1973. Dalle immagini si nota un aspetto abbastanza difforme dagli altri calibri del periodo.
Nel video che segue, se ne vede il funzionamento:

https://www.youtube.com/watch?v=i53_nvTC9QM

La versione da donna viene presentata nel 1975 e prende il nome di B20. La parte meccanica non cambia, mentre quella elettronica beneficia della miniaturizzazione intervenuta nel frattempo nell’elettronica, nonché di un assemblaggio più compatto: il chip è montato in verticale, pressoché attaccato al ponte che porta i magneti permanenti. La rimozione del trimmer e del datario fanno il resto.

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Successivamente viene presentato anche il calibro B14, che è una miniaturizzazione del B12. I B10 e B11 restano in produzione come alternativa economica al quarzo, ancora relativamente costoso.

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Nel 1977 si lavora su due prototipi di calibro ultrapiatto, il B17 e B18, con i quali realizzare orologi di soli 2,6 mm di spessore: sarebbe stato il più sottile del periodo. A questo risultato contribuiva la realizzazione di movimento e cassa in un corpo unico, anticipando in questo la ETA e il suo Delirium e poi la Swatch.
Peraltro c'è una certa somiglianza:

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Tanto per cambiare, la fine

Josef Bidlingmaier aveva lasciato questa Valle di Lacrime alla tenera età di 97 anni, nel 1967. Subentrano i figli. La rincorsa al quarzo aveva dissanguato le casse della società, per adeguare le linee produttive. Il personale scende fino a 270 unità, ma è inutile: nel 1977 arriva la bancarotta. L’anno successivo l’azienda viene rilevata da quello che era il loro rappresentante in Asia, l’ indiano Hiranand Gajria. La produzione degli orologi al quarzo resta inizialmente a Schwäbisch Gmünd, mentre quella dei meccanici si sposta a Bangalore. L’impianto tedesco però chiude definitivamente nel 1983, mentre quello indiano si riconverte alla produzione di componenti automobilistici.
Nel 2011 il marchio è rinato come "Bifora Uhren-Manufaktur GmbH" e come lavoro di esordio ha messo sul mercato 60 esemplari realizzati con avanzi di magazzino del vecchio calibro 130. Ora hanno a catalogo due o tre modelli tutti realizzati nella ricreata fabbrica di Schwäbisch Gmünd con componenti svizzeri e tedeschi.
Ultima modifica di Zufolo il dom nov 11, 2018 6:02 pm, modificato 7 volte in totale.
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Re: Piccoli ma complessi: Bifora B11-B12

Messaggio da Marisa » dom nov 11, 2018 5:34 am

Grazie, molto interessante
Virtute duce, comite Fortuna.

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Re: Piccoli ma complessi: Bifora B11-B12

Messaggio da Calico » dom nov 11, 2018 9:18 am


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Re: Piccoli ma complessi: Bifora B11-B12

Messaggio da Zufolo » dom nov 11, 2018 9:29 am

Calico ha scritto:
dom nov 11, 2018 9:18 am
Per il marchio: http://www.aisor.it/forum/viewtopic.php?p=10565#p10565
Non lo leggo.
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Re: Piccoli ma complessi: Bifora B11-B12

Messaggio da mario ars » dom nov 11, 2018 10:31 am

Zufolo ha scritto:
dom nov 11, 2018 9:29 am
Calico ha scritto:
dom nov 11, 2018 9:18 am
Per il marchio: http://www.aisor.it/forum/viewtopic.php?p=10565#p10565
Non lo leggo.
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