Buongiorno a tutti,
non sono orologiaio, faccio una domanda ed una battuta.
La domanda prende spunto da qui:
ars57 ha scritto: ↑gio mag 02, 2024 8:06 am
[...]
Vero che esistono scuole private, ho frequentato due corsi alla Scuola di Torino, la più antica d'Italia: quello sul restauro dei quadranti, molto interessante grazie all'insegnante ma assolutamente insufficiente come durata per poter uscirne "finiti"; [...]
Fosse stata di durata degna per uscirne "finiti", aumentandone di conseguenza il costo (mantenendo costante il costo orario), sarebbe stato ugualmente attrattivo, al di là del tuo caso?
La mia ipotesi* è che una durata "degna" per uscirne "(quasi) finiti", comporterebbe da parte dell'allievo un costo tale da disincentivarne l'iscrizione.
* l'ipotesi è un'affermazione sentita al riguardo da altri: "non possiamo fare un corso di un anno, perché dovremmo chiedere troppo"
Un corso, il cui valore, è negli insegnamenti che ti offre: non rilascia pezzi di carta di valore "legale" (come nemmeno potrebbe fare).
A differenza di scuole che hanno valore legale, per cui gli insegnamenti possono essere pessimi quanto vuoi, ma alla fine "hai un pezzo di carta" che ha valore legale pari a quello di scuole "più rinomate"
Una cosa è spendere X per un corso che "boh, non so come sarà", altra è spendere 2X (fermo restando che il peso di X dipende dal portafoglio di ognuno).
Anche chiedere ad altri che hanno frequentato il corso, ha dei rischi: uno che spende X per un corso che alla fine giudica inutile (che sia fatto in Italia o in Svizzera), per colpa di un insegnate che non ha voglia, potrebbe pensarci due volte prima di dire pubblicamente che "ho fatto quel corso, in quella scuola tanto rinomata, ma una vera delusione".
È probabile e "commercialmente" sensato che se ne torna, zitto o pubblicamente soddisfatto (a seconda della propria etica), in laboratorio ed espone il suo bel pezzo di carta pagato caro presso la rinomata e cara scuola.
Oppure uno potrebbe avere ricordi di un corso il cui "docente" nel frattempo è cambiato.
Tutto ciò senza considerare le valutazioni di convenienza economica lette più volte da professionisti, quale io non sono, ma da cui ho percepito che certi corsi di aggiornamento presso rinomate Case sono un modo, per le stesse, di "mungere", non corrispondono a reali necessità di apprendimento.
Per altro, è risaputo che i meccanici delle assistenze ufficiali (parlo di auto, su quelli delle case di orologi, taccio) non sono i migliori in circolazione: lavorano secondo tabelle definite dalla casa madre, anziché riparare, cambiano.
Tanto che gliene frega, paga il cliente secondo prezzi decisi dalla "Casa madre" (e che troverai in ogni altra medesima assistenza ufficiale, per cui non ci si fa concorrenza in casa)
Il professionista meccanico artigiano, quel "tirchietto" che vorrebbe lavorare come 40 anni fa, sempre se onesto e corretto si intende, se impiega 10 minuti a cambiarti una lampadina, te ne fattura 10, non 50 (sto dando numeri a caso, ma avviene veramente così) come deciso dai tariffari ufficiali (anche se il tempo effettivo è stata molto inferiore ai 50 minuti).
Perché le Case hanno raffinato i processi e tecnologie produttive, ma hanno anche capito che l'Assistenza è un business e con meno realtà la dividi e più ne hai per te.
Allora ho l'impressione che si inventino motivi tecnici, per celare mere ragioni commerciali. Lo fanno tutti, ma purtroppo per l'orologeria, c'è meno spazio di manovra per nuovi contenuti tecnici.
Detto ciò, arrivo alla battuta: il calibro
Bulova P102 a cui si riferiva ars57, chi diamine l'avrà inventato???
Forse possiamo escludere un orologiaio fermo a 40 anni fa, perché non avrebbe creato la ruota in plastica, ma in metallo: però ammettiamolo, non avrebbe sbagliato.