Fin dai tempi più remoti l’uomo si rese conto delle alterne vicende della natura: il cambiare delle stagioni, le mutazioni lunari, i continui scambi tra giorno e notte, per cui imparò ben presto dei modi per stabilire l’ora; affascinanti tracciati e complessi congegni dimostrano che calcolo e precisione certamente non erano estranei agli orizzonti umani.
Dopo un lento ed evolutivo cammino, durante il quale la misurazione del tempo era affidata prima ad OROLOGI SOLARI, e AD ACQUA (clessidre), compare sulla scena l’OROLOGIO MECCANICO, con il suo ritmo uniforme, un artificioso congegno che non ha modelli in natura.
Tale congegno nasce in Europa intorno al 1200: il moto è dato da un GRAVE che viene alternativamente arrestato e rilasciato tramite un dispositivo composto da: FOLIOT (il bilanciere), VERGA e RUOTA di SCAPPAMENTO detta anche RUOTA CATERINA in quanto ricorda la ruota del martirio di Santa Caterina d’Alessandria.
A chi sia attribuibile il merito di tale invenzione non ci è dato di saperlo, si ipotizza l’origine dalle rigide regole cultuali dei Monaci Benedettini, alle cui scadenze devozionali diurne si aggiungono le devozioni notturne comunemente chiamate VEGLIE (esprimevano l’attesa del secondo avvento del Signore - PARUSIA dal greco: presenza – arrivo), ereditate dal primo cristianesimo, quando i seguaci di Gesù si trovavano per i RITI NOTTURNI:
<< Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode…… >>. (salmo 119).
Si trattava dunque di superare l’ostacolo liturgico che metteva a dura prova la puntualità dei monaci, da cui l’idea di una sorta di SVEGLIATORE, inizialmente privo di MOSTRA (quadrante).
Tale meccanismo, una volta completato della grande RUOTA DELLE 24 ORE, fu detto: OROLOGIA NOCTURNA o OROLOGIA EXCITATORIA. Dante a vederlo ne rimase affascinato a tal punto da descriverlo in due passi della DIVINA COMMEDIA, ecco cosa dice al CANTO XXIV DEL PARADISO (13 – 15):
<< E come cerchi in tempra d’orioli si giran sì, che’l primo, a chi pon mente quieto pare, e l’ultimo che voli >>.
Una sorta di similitudine, tra i beati della ruota celeste e il rotismo dell’orologio, infatti la PRIMA RUOTA ( I ) con il TAMBURO su cui è avvolta la corda, nonostante la forza del GRAVE, sembra essere ferma mentre trasmette il moto all’ASSE (L) della RUOTA DI SCAPPAMENTO e tramite la VERGA (M) fino al FOLIOT (dal francese: folleggiare, andare da una parte all’altra) il grande BILANCIERE A BARRA con i PESETTI per la regolazione del tempo di oscillazione, che, con il suo alterno moto, pare che voli. A complemento di tale descrizione, ce n’é un’altra che la precede e questa si trova nel CANTO X, sempre del PARADISO (139 – 145):
<< Indi, come orologio che ne chiami
nell’ora che la sposa di Dio surge
a mattinar lo sposo perché l’ami
che l’una parte l’altra tira e urge,
tin tin sonando con sì dolce nota,
che ’l ben disposto spirto d’amor turge;
così vid’io la gloriosa rota
muoversi e render voce a voce in tempra
ed in dolcezza ch’esser non po’ nota >>.
Anche qui è evidente il riferimento al rotismo e al dispositivo di sveglia con il suo tin tin, che fa pensare ad una campanella di non grandi dimensioni che si mette a suonare all’ora stabilita; mentre <la gloriosa rota> fa pensare alla grande ruota dentata frontale divisa nelle 24 ore indicate con numeri romani, che appare come ferma, mentre il moto si rivela nel momento in cui il PIOLO (D), impostato sull’ora desiderata, incontra la punta dell’INDICATORE (E) che svincola il dispositivo che mette in movimento la campanella grazie al peso motore applicato al RULLO ( H ):
< così vid’io la gloriosa rota muoversi >.
Questi primi orologi erano generalmente in ferro, l’indicatore fisso e la SFERA DELLE ORE (la gloriosa rota), con caratteri impressi a numeri romani giacenti, leggibili dall’esterno verso l’interno (una caratteristica tipicamente medievale) in OTTONE. Per quanto riguarda il grande bilanciere, stando alle fonti sarebbe da riconoscere come vero archetipo non il BILANCIERE A BARRA (il foliot), ma il BILANCIERE ANULARE successivamente chiamato da Giovanni Dondi nel suo “Tractatus Astrarii” : CORONA FRENI.
Il BILANCIERE A BARRA sarebbe quindi successivo, e rimarrà dopo gli SVEGLIATORI negli OROLOGI DA TORRE, mentre l’ANELLO, caratterizzerà gli OROLOGI DA CAMERA fino all’avvento del PENDOLO.
LO SVEGLIATORE MONASTICO
A cura di: Giacomo
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Re: LO SVEGLIATORE MONASTICO
Grazie. Molto interessante, istruttivo e utile.
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Re: LO SVEGLIATORE MONASTICO
Grazue molto interessante. Lo sposto nella sezione storia e orologi tra qualche giorno