PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
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PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
GLI AUTOMI DEGLI OROLOGI DA TORRE IN ITALIA
Giovanni Paltrinieri per AISOR – Maggio 2020
In passato ogni città della nostra bella penisola rappresentava per molti versi una entità autonoma governata da un Signore Locale, oppure da una sorta di Senato che emanava leggi per la vita comunitaria.
In tale situazione economica e sociale, ciascuna di esse gareggiava con le vicine per presentarsi più bella, più nobile, più preziosa. Ed in vista di ciò, ogni città offriva lavoro e commissioni ad architetti, pittori e scultori, capaci di renderla sotto molti aspetti unica.
I poteri temporale e religioso si identificavano rispettivamente con il Palazzo Pubblico e con la Sede Arcivescovile, ed erano entrambi i fondamentali riferimenti di quel mondo antico.
Il “Signore” deteneva il diritto di battere moneta, di sorvegliare l’inalterabilità delle unità di misura locali, di comandare le guardie, di applicare la giustizia, e di sovrintendere alla “Misura del Tempo”.
Infatti, quasi sempre sul fronte del Palazzo Pubblico troneggiava la presenza del quadrante dell’Orologio Meccanico, da cui derivava la regola del battere le ore valida per l’intera comunità. Tale Orologio, e il suono marcato dalle sue campane, costituiva il codice di una vita cittadina per l’intero arco delle 24 ore. La campana infatti batteva l’Alba, il Mezzodì, il Tramonto, e a quest’ultimo corrispondeva il momento della chiusura delle Porte della città, ed altri segnali ben noti all’intera popolazione.
Inoltre, per rendere il quadrante più sofisticato e capace di offrire alla popolazione importanti informazioni quotidiane, a volte al medesimo vennero integrate le funzioni “Astronomiche”, in grado cioè di indicare la fase stagionale e quella Lunare. Uno strumento, insomma, capace di gareggiare per bellezza ed importanza, con altri importanti strumenti di altre città.
Un passo ulteriore si ebbe quando a certi importanti Orologi da Torre vennero inseriti gli Automi, ovvero statue dotate di movimento meccanico rappresentanti figure sacre, oppure vigorosi personaggi semi-mitologici dotati di una mazza in grado di battere le ore su una campana.
Le presenti righe descrivono otto varietà di Orologi con Automi: le immagini di corredo, ad esclusione di Bologna, provengono dal prezioso volume di Alfred Ungerer, “Les Horloges Astronomiques et monumentales les plus remarquables de l’Antiquité jusqu’à nos jours”, Strasburgo, 1931.
%%%%%%%%%%%%%%%
BOLOGNA
Sulla “Piazza Maggiore” si affacciano sia la Basilica di San Petronio (al cui interno è la Meridiana di G. D. Cassini del 1655), ed il Palazzo Comunale. Una parte di quest’ultimo accoglie la Torre d’Accursio, alla cui sommità è collocato l’Orologio Pubblico della Città.
Un primo strumento del genere viene commissionato nel 1444 dal Comune bolognese a Giovanni del fu Evangelista da Piacenza e Bartolomeo di Gnudolo. Il contratto prevede la realizzazione di un quadrante capace di accogliere una “Sfera”, ovvero una ridotta rappresentazione del cosmo. Intorno alla Terra – immobile al centro – ruotano con velocità diverse tre dischi sovrapposti con il compito di indicare: il più piccolo la fase lunare; quello mediano il moto solare; quindi il maggiore recante lungo la circonferenza i dodici segni zodiacali. Esternamente, sulla struttura della torre, è la sequenza delle 12 ore. Al centro del quadrante è posto un astro fiammeggiante di rame sbalzato rappresentante nel nucleo la Terra circondata dall’acqua, poi dell’aria e dal fuoco.
Sopra il quadrante vengono praticate due porticine al cui centro è collocata la statua della Madonna con Bambino. Ad ogni ora esce da una porta un carosello a semicerchio composto di un Angelo che suona la tromba, seguito dai Re Magi. Essi transitano all’esterno, si inchinano davanti alla Vergine, e rientrano dalla porticina opposta.
L’Orologio Astronomico e il carosello degli automi si mantenne in funzione sino alla seconda metà del Settecento. Sebbene l’intera struttura fosse stata in più riprese restaurata, ormai era d’obbligo provvedere ad una sostituzione dell’intera macchina con l’eliminazione degli automi in quanto resi ormai superflui, e dell’intero sistema rappresentativo astronomico.
Di conseguenza venne fatto un concorso che vide vincitore Rinaldo Gandolfi, uno dei più quotati orologiai cittadini, il quale realizzò la stupenda macchina che ancor oggi egregiamente funziona alla sommità della Torre d’Accursio.
Della originale antica realizzazione sembrava non si fosse salvato nulla, sino a che agli inizi del Novecento Alfonso Rubbiani, notissimo cultore della storia bolognese, trovò nel sottotetto dell’Archiginnasio di Bologna, quattro statue lignee che in passato appartenevano al menzionato carosello. Le medesime sono oggi esposte alle Collezioni Comunali d’Arte della Città.
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BRESCIA
Sul lato Est di “Piazza della Loggia”, centro della città, si erge la Torre dell’Orologio eretta intorno al 1540. Essa ospita un bel Orologio con quadrante Astronomico in grado di indicare l’Ora, le Fasi Lunari, ei Segni Zodiacali. Alla sommità della torre sono sistemati due Automi chiamati dalla cittadinanza “I matti delle ore”, ovvero “Toni e Battista”. Sono in rame, alti due metri e vestono un costume da fabbro, forse a ricordare l’antica tradizione della lavorazione del ferro in questo territorio. Ad ogni ora essi battono la mazza che tengono tra le mani sopra una campana di metri 1,05 di diametro.
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MACERATA
Da un antico documento conservato negli Archivi della Curia di questa città, apprendiamo che i fratelli Lorenzo-Maria e Ippolito Raineri di Reggio Emilia ricevettero nel 1569 l’incarico di realizzare un Orologio Astronomico sulla Torre Cittadina. I fratelli Raineri, nipoti dell’autore dell’Orologio di Venezia, si erano offerti per costruirne uno del tutto simile a quello. Esso mostrava il percorso apparente del Sole, della Luna e dei Pianeti e delle Fasi Lunari. Un uccello in rame – chiamato Cesare – batteva col suo becco ad ogni ora una campanella. Un istante dopo un angelo usciva da un’apertura della torre suonando la tromba, a cui seguivano le statue dei Re Magi (alti mediamente metri 1,20), passando davanti la statua della Madonna con Bambino facendo l’atto di coronarli entrambi.
Questo Orologio cessò di funzionare nel 1860: i pezzi che si salvarono vennero depositati nel Museo della Città.
Nel 2014 il Comune di Macerata ha voluto ricreare l’antico strumento della Misura del Tempo di Macerata. A tal fine si è incaricato il noto Meccanico di Orologi da Torre Alberto Gorla, di effettuare una copia della cinquecentesca macchina oraria, e riattivare l’antico carosello sulla Torre civica.
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MESSINA
La Cattedrale, costruita nel 1160 e consacrata nel 1197 dall’arcivescovo Berardo al tempo del re normanno Ruggero, venne notevolmente danneggiata nel corso del terremoto del 1908. Ne derivò la distruzione di una notevole parte della città, e la morte di più di 100.000 persone.
Nel corso della ricostruzione del campanile, negli anni 30 del Novecento l’allora Arcivescovo Mons. Angelo Paino commissionò alla ditta Ungerer di Strasburgo un’opera eccezionale ed unica nel suo genere.
Tale particolarissimo Orologio presenta numerose rappresentazioni. La parte superiore ospita il classico quadrante orario. Poi scendendo troviamo il ciclo delle fasi lunari; al centro il sistema solare e le costellazioni dello zodiaco, ed infine il calendario perpetuo con i giorni del mese, i mesi dell’anno, l’anno solare e le festività liturgiche. L’intero sistema funziona meccanicamente per mezzo di ruote dentate che permettono di stabilire gli anni bisestili, la posizione dei pianeti nell’universo, le date delle feste mobili, ecc.
La facciata principale della torre accoglie altri elementi che costituiscono lo spettacolo che il turista può gustare ogni giorno al Mezzodì: Dina e Clarenza sono due automi che scandiscono le ore e i quarti suonando le campane: si tratta di un doveroso riconoscimento storico per l’eroismo di queste due donne che si distinsero durante i Vespri Siciliani. Altre statue che simboleggiano le fasi della vita (infanzia, adolescenza, maturità e vecchiaia) si alternano passando davanti alla Morte. Troviamo poi il leone rampante, posto sotto il quadrante dell’orologio, il quale muove la bandiera di Messina, agita la coda, e ruota la testa verso la piazza.
Poi è la volta del gallo, che apre le ali, stende il collo e canta per tre volte. Si ode quindi la melodia dell’Ave Maria di Schubert, ed ecco spuntare una colomba dorata. A seguire si assiste ad una scena liturgica che muta nel corso dell’anno in funzione dei momenti forti delle celebrazioni: Adorazione dei Pastori, Adorazione dei Re Magi, Resurrezione, Pentecoste. E per concludere un evento importante per Messina: San Paolo e gli ambasciatori messinesi che sfilano davanti alla Madonna la quale porge loro la Lettera da lei scritta nel 42 d.C. presentandosi Patrona della città.
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CONTINUA...
Giovanni Paltrinieri per AISOR – Maggio 2020
In passato ogni città della nostra bella penisola rappresentava per molti versi una entità autonoma governata da un Signore Locale, oppure da una sorta di Senato che emanava leggi per la vita comunitaria.
In tale situazione economica e sociale, ciascuna di esse gareggiava con le vicine per presentarsi più bella, più nobile, più preziosa. Ed in vista di ciò, ogni città offriva lavoro e commissioni ad architetti, pittori e scultori, capaci di renderla sotto molti aspetti unica.
I poteri temporale e religioso si identificavano rispettivamente con il Palazzo Pubblico e con la Sede Arcivescovile, ed erano entrambi i fondamentali riferimenti di quel mondo antico.
Il “Signore” deteneva il diritto di battere moneta, di sorvegliare l’inalterabilità delle unità di misura locali, di comandare le guardie, di applicare la giustizia, e di sovrintendere alla “Misura del Tempo”.
Infatti, quasi sempre sul fronte del Palazzo Pubblico troneggiava la presenza del quadrante dell’Orologio Meccanico, da cui derivava la regola del battere le ore valida per l’intera comunità. Tale Orologio, e il suono marcato dalle sue campane, costituiva il codice di una vita cittadina per l’intero arco delle 24 ore. La campana infatti batteva l’Alba, il Mezzodì, il Tramonto, e a quest’ultimo corrispondeva il momento della chiusura delle Porte della città, ed altri segnali ben noti all’intera popolazione.
Inoltre, per rendere il quadrante più sofisticato e capace di offrire alla popolazione importanti informazioni quotidiane, a volte al medesimo vennero integrate le funzioni “Astronomiche”, in grado cioè di indicare la fase stagionale e quella Lunare. Uno strumento, insomma, capace di gareggiare per bellezza ed importanza, con altri importanti strumenti di altre città.
Un passo ulteriore si ebbe quando a certi importanti Orologi da Torre vennero inseriti gli Automi, ovvero statue dotate di movimento meccanico rappresentanti figure sacre, oppure vigorosi personaggi semi-mitologici dotati di una mazza in grado di battere le ore su una campana.
Le presenti righe descrivono otto varietà di Orologi con Automi: le immagini di corredo, ad esclusione di Bologna, provengono dal prezioso volume di Alfred Ungerer, “Les Horloges Astronomiques et monumentales les plus remarquables de l’Antiquité jusqu’à nos jours”, Strasburgo, 1931.
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BOLOGNA
Sulla “Piazza Maggiore” si affacciano sia la Basilica di San Petronio (al cui interno è la Meridiana di G. D. Cassini del 1655), ed il Palazzo Comunale. Una parte di quest’ultimo accoglie la Torre d’Accursio, alla cui sommità è collocato l’Orologio Pubblico della Città.
Un primo strumento del genere viene commissionato nel 1444 dal Comune bolognese a Giovanni del fu Evangelista da Piacenza e Bartolomeo di Gnudolo. Il contratto prevede la realizzazione di un quadrante capace di accogliere una “Sfera”, ovvero una ridotta rappresentazione del cosmo. Intorno alla Terra – immobile al centro – ruotano con velocità diverse tre dischi sovrapposti con il compito di indicare: il più piccolo la fase lunare; quello mediano il moto solare; quindi il maggiore recante lungo la circonferenza i dodici segni zodiacali. Esternamente, sulla struttura della torre, è la sequenza delle 12 ore. Al centro del quadrante è posto un astro fiammeggiante di rame sbalzato rappresentante nel nucleo la Terra circondata dall’acqua, poi dell’aria e dal fuoco.
Sopra il quadrante vengono praticate due porticine al cui centro è collocata la statua della Madonna con Bambino. Ad ogni ora esce da una porta un carosello a semicerchio composto di un Angelo che suona la tromba, seguito dai Re Magi. Essi transitano all’esterno, si inchinano davanti alla Vergine, e rientrano dalla porticina opposta.
L’Orologio Astronomico e il carosello degli automi si mantenne in funzione sino alla seconda metà del Settecento. Sebbene l’intera struttura fosse stata in più riprese restaurata, ormai era d’obbligo provvedere ad una sostituzione dell’intera macchina con l’eliminazione degli automi in quanto resi ormai superflui, e dell’intero sistema rappresentativo astronomico.
Di conseguenza venne fatto un concorso che vide vincitore Rinaldo Gandolfi, uno dei più quotati orologiai cittadini, il quale realizzò la stupenda macchina che ancor oggi egregiamente funziona alla sommità della Torre d’Accursio.
Della originale antica realizzazione sembrava non si fosse salvato nulla, sino a che agli inizi del Novecento Alfonso Rubbiani, notissimo cultore della storia bolognese, trovò nel sottotetto dell’Archiginnasio di Bologna, quattro statue lignee che in passato appartenevano al menzionato carosello. Le medesime sono oggi esposte alle Collezioni Comunali d’Arte della Città.
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BRESCIA
Sul lato Est di “Piazza della Loggia”, centro della città, si erge la Torre dell’Orologio eretta intorno al 1540. Essa ospita un bel Orologio con quadrante Astronomico in grado di indicare l’Ora, le Fasi Lunari, ei Segni Zodiacali. Alla sommità della torre sono sistemati due Automi chiamati dalla cittadinanza “I matti delle ore”, ovvero “Toni e Battista”. Sono in rame, alti due metri e vestono un costume da fabbro, forse a ricordare l’antica tradizione della lavorazione del ferro in questo territorio. Ad ogni ora essi battono la mazza che tengono tra le mani sopra una campana di metri 1,05 di diametro.
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MACERATA
Da un antico documento conservato negli Archivi della Curia di questa città, apprendiamo che i fratelli Lorenzo-Maria e Ippolito Raineri di Reggio Emilia ricevettero nel 1569 l’incarico di realizzare un Orologio Astronomico sulla Torre Cittadina. I fratelli Raineri, nipoti dell’autore dell’Orologio di Venezia, si erano offerti per costruirne uno del tutto simile a quello. Esso mostrava il percorso apparente del Sole, della Luna e dei Pianeti e delle Fasi Lunari. Un uccello in rame – chiamato Cesare – batteva col suo becco ad ogni ora una campanella. Un istante dopo un angelo usciva da un’apertura della torre suonando la tromba, a cui seguivano le statue dei Re Magi (alti mediamente metri 1,20), passando davanti la statua della Madonna con Bambino facendo l’atto di coronarli entrambi.
Questo Orologio cessò di funzionare nel 1860: i pezzi che si salvarono vennero depositati nel Museo della Città.
Nel 2014 il Comune di Macerata ha voluto ricreare l’antico strumento della Misura del Tempo di Macerata. A tal fine si è incaricato il noto Meccanico di Orologi da Torre Alberto Gorla, di effettuare una copia della cinquecentesca macchina oraria, e riattivare l’antico carosello sulla Torre civica.
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MESSINA
La Cattedrale, costruita nel 1160 e consacrata nel 1197 dall’arcivescovo Berardo al tempo del re normanno Ruggero, venne notevolmente danneggiata nel corso del terremoto del 1908. Ne derivò la distruzione di una notevole parte della città, e la morte di più di 100.000 persone.
Nel corso della ricostruzione del campanile, negli anni 30 del Novecento l’allora Arcivescovo Mons. Angelo Paino commissionò alla ditta Ungerer di Strasburgo un’opera eccezionale ed unica nel suo genere.
Tale particolarissimo Orologio presenta numerose rappresentazioni. La parte superiore ospita il classico quadrante orario. Poi scendendo troviamo il ciclo delle fasi lunari; al centro il sistema solare e le costellazioni dello zodiaco, ed infine il calendario perpetuo con i giorni del mese, i mesi dell’anno, l’anno solare e le festività liturgiche. L’intero sistema funziona meccanicamente per mezzo di ruote dentate che permettono di stabilire gli anni bisestili, la posizione dei pianeti nell’universo, le date delle feste mobili, ecc.
La facciata principale della torre accoglie altri elementi che costituiscono lo spettacolo che il turista può gustare ogni giorno al Mezzodì: Dina e Clarenza sono due automi che scandiscono le ore e i quarti suonando le campane: si tratta di un doveroso riconoscimento storico per l’eroismo di queste due donne che si distinsero durante i Vespri Siciliani. Altre statue che simboleggiano le fasi della vita (infanzia, adolescenza, maturità e vecchiaia) si alternano passando davanti alla Morte. Troviamo poi il leone rampante, posto sotto il quadrante dell’orologio, il quale muove la bandiera di Messina, agita la coda, e ruota la testa verso la piazza.
Poi è la volta del gallo, che apre le ali, stende il collo e canta per tre volte. Si ode quindi la melodia dell’Ave Maria di Schubert, ed ecco spuntare una colomba dorata. A seguire si assiste ad una scena liturgica che muta nel corso dell’anno in funzione dei momenti forti delle celebrazioni: Adorazione dei Pastori, Adorazione dei Re Magi, Resurrezione, Pentecoste. E per concludere un evento importante per Messina: San Paolo e gli ambasciatori messinesi che sfilano davanti alla Madonna la quale porge loro la Lettera da lei scritta nel 42 d.C. presentandosi Patrona della città.
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mario (aspirante apprendista) - Amici del MOA
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
Ringrazio l'Amico Mario - ars57 - aspirante apprendista, per il cortese aiuto nel confezionare l'articolo.
- Giacomo
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
Grazie ancora Giovanni per questa chicca. Me la sono letta tutta d''un fiato, ma dobbiamo al termine della pubblicazione riprenderla in mano e ci sono delle parti che mi piacerebbe molto approfondire meglio, ed alcune da collegare a quanto già trattato nel forum. Grazie ancora
- ars57
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
settimana prossima segue la seconda parte.
mario (aspirante apprendista) - Amici del MOA
- Paolo Antolini
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
È sempre piacevolissima la lettura delle tue ricerche
Ad maiora
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
Paolo Antolini ha scritto: ↑lun mag 25, 2020 2:09 pmÈ sempre piacevolissima la lettura delle tue ricerche
Sempre buono.... Grazie.
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
Per comodità allego i link delle discussioni trattate:
L'orologio della Piazza della Loggia (Brescia)
viewtopic.php?f=15&t=3399&p=27406
L'orologio della Piazza della Loggia (Brescia)
viewtopic.php?f=15&t=3399&p=27406
- ars57
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
PARTE SECONDA
ORVIETO
Affiancata alla chiesa dedicata a Santa Maria, emerge una torre che sovrasta le altre case, sulla quale è piazzato un Automa che batte le ore. Alta attualmente 21,5 metri e larga 6, in antico essa era più elevata, ma ai primi del XIX° secolo fu colpita da un fulmine e di conseguenza la parte superiore venne demolita. Nel 1351 – secondo antichi documenti – la torre quasi alla sommità fu dotata di un Orologio Meccanico sopra il quale una statua in bronzo – chiamata Maurizio – aveva il compito di suonare le ore. Questa statua, alta metri 1,70, porta una corta veste ed un cappello da Pierrot che ha sostituito il bicorno originale. Nel 1750 l’Orologio venne sostituito con un altro a pendolo realizzato da Corradini di Roma. Poi, nel 1860 il meccanico di Orvieto Licodemo Lombardi, operò delle modifiche riguardanti le regole del suono battuto da Maurizio. L’Orologio è dotato di tre quadranti di metri 2,80 di diametro, ciascuno provvisto di una lancetta dorata per le ore.
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REGGIO EMILIA
Per volontà della città, venne installato nel 1386 sul Palazzo Comunale un Orologio Pubblico che venne sostituito con un secondo realizzato da Giacomo Sforzani con la collaborazione di Zilino Clavario; quest’ultimo, a lavoro finito, venne nominato “Governatore dell’Orologio”. Questo strumento, che già inizialmente era dotato di Automi, venne rimpiazzato nel 1536 con un terzo Orologio costruito dai fratelli Gian-Luigi e Lionello Raineri di Reggio, discendenti dall’autore dell’Orologio di Venezia. In tale occasione la torre venne innalzata di una decina di metri per rendere maggiormente visibili le statue che costituivano un carosello. Poco prima di ogni ora, un martelletto percuoteva una campanella che annunciava l’imminente evento. A seguire, appariva un angelo che suonava la tromba preceduto da una stella, e seguito dai Re Magi che sfilando si inchinavano davanti alla Vergine che teneva il Bambinello sulle ginocchia; un secondo angelo chiudeva il corteo. La statua di un gigante che teneva tra le mani un grosso martello, batteva poi le ore sulla campana. A causa delle complicazioni e dell’usura, seguirono notevoli modifiche ed aggiornamenti all’intero sistema, tale da causare una globale progressiva sostituzione dell’intero meccanismo. Verso il 1840 il sistema venne interamente smantellato e le statuette di legno (mediamente alte 1 metro), vennero fortunatamente salvate ed oggi sono esposte al Museo della Città.
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UDINE
Attigua alla chiesa di San Giovanni ad Udine, si trova la Torre dell’Orologio sormontata da due Automi che battono le ore su una campana. La torre venne costruita tra il 1527 e il 30, rimpiazzandone una precedentemente esistente, sulla quale nel 1369 era stato installato un primo Orologio. Intorno al 1397 la città lo volle rimpiazzato con un altro che era collegato con il moto di due Automi, ma il risultato sembra lasciasse molto a desiderare. L’Orologio ricevette poi un notevole restauro nel 1470, a motivo di un forte incendio. Nel 1530 un certo Adam, orologiaio tedesco, fu incaricato di ricoprire di rame le statue lignee dei due Automi, e nel contempo si procedette ad una doverosa riparazione dell’Orologio. Dopo numerosi interventi si arrivò al 1850, quando i due Automi vennero rimpiazzati dalle due attuali statue in rame eseguite da Olimpio Crescutti di Udine. Esse colpiscono alternativamente per mezzo di un martello che tengono in mano, le ore sulla campana, ruotando su se stesse secondo l’asse verticale, senza muovere le braccia. I cittadini di Udine hanno soprannominato gli automi “Gradina e Baleben”; il nome di quest’ultimo, nel dialetto locale, significa “Balla Bene”, a motivo del movimento che compie quando effettua l’operazione che le compete.
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VENEZIA
Sulla Piazza San Marco di Venezia si affaccia un edificio di notevoli dimensioni al cui centro si erge una torre costruita negli ultimi anni del ‘500 dall’architetto Piero Lombardi, e sulla quale Gianpaolo Raineri di Reggio Emilia realizzò un Orologio con quadrante astronomico. La facciata di detta torre è divisa in tre grandi sezioni, di cui l’inferiore è interamente occupata dal quadrante astronomico di metri 4,5 di diametro, contenente tre fasce concentriche: quella esterna reca la progressione numerica delle 24 ore; più all’interno troviamo la progressione dei dodici segni dello zodiaco; un anello sottile che porta la lancetta delle ore in forma di Sole; il disco più interno con la Terra al centro e la Luna: quest’ultimo risale al 1750, in sostituzione di un sistema originale più complesso, in cui erano rappresentati anche i pianeti. E’ da notarsi, che indicando questo quadrante le Ore Italiane, la ventiquattresima è posta a destra rispetto al centro della sfera, simulando nel moto apparente del Sole, la conclusione del giorno e l’inizio del successivo.
Nel pannello superiore è sita una nicchia che ospita la Santa Vergine che tiene sulle ginocchia il Bambino Gesù. Affiancate, ai lati, due porticine: soltanto in occasione dell’Ascensione, da una escono l’Angelo che suona la tromba e i Re Magi, i quali effettuano un carosello, per poi rientrare dalla porta opposta. Per il resto dell’anno le porte ospitano due pannelli di cui uno indica l’ora in cifre romane, e l’altro i minuti in cifre arabe, effettuando l’aggiornamento ogni cinque minuti.
Sulla terrazza che sormonta la torre è installata una campana di metri 1,52 di diametro, affiancata da due statue maschili in bronzo alte metri 2,7, che battono alternativamente le ore. Esse sono popolarmente chiamate “I Mori”, ma la popolazione ha assegnato loro un preciso nome: il più giovane che guarda la Piazza San Marco, “Migliabecco”, ed “Oliodoro” il più vecchio, che volta le spalle alla Piazza. Entrambi i Mori sono vestiti di una semplice pelle di capra; sono sostenuti da un asse verticale, attorno al quale descrivono un movimento orizzontale che consente ai martelli delle statue di colpire la campana.
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FINE
ORVIETO
Affiancata alla chiesa dedicata a Santa Maria, emerge una torre che sovrasta le altre case, sulla quale è piazzato un Automa che batte le ore. Alta attualmente 21,5 metri e larga 6, in antico essa era più elevata, ma ai primi del XIX° secolo fu colpita da un fulmine e di conseguenza la parte superiore venne demolita. Nel 1351 – secondo antichi documenti – la torre quasi alla sommità fu dotata di un Orologio Meccanico sopra il quale una statua in bronzo – chiamata Maurizio – aveva il compito di suonare le ore. Questa statua, alta metri 1,70, porta una corta veste ed un cappello da Pierrot che ha sostituito il bicorno originale. Nel 1750 l’Orologio venne sostituito con un altro a pendolo realizzato da Corradini di Roma. Poi, nel 1860 il meccanico di Orvieto Licodemo Lombardi, operò delle modifiche riguardanti le regole del suono battuto da Maurizio. L’Orologio è dotato di tre quadranti di metri 2,80 di diametro, ciascuno provvisto di una lancetta dorata per le ore.
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REGGIO EMILIA
Per volontà della città, venne installato nel 1386 sul Palazzo Comunale un Orologio Pubblico che venne sostituito con un secondo realizzato da Giacomo Sforzani con la collaborazione di Zilino Clavario; quest’ultimo, a lavoro finito, venne nominato “Governatore dell’Orologio”. Questo strumento, che già inizialmente era dotato di Automi, venne rimpiazzato nel 1536 con un terzo Orologio costruito dai fratelli Gian-Luigi e Lionello Raineri di Reggio, discendenti dall’autore dell’Orologio di Venezia. In tale occasione la torre venne innalzata di una decina di metri per rendere maggiormente visibili le statue che costituivano un carosello. Poco prima di ogni ora, un martelletto percuoteva una campanella che annunciava l’imminente evento. A seguire, appariva un angelo che suonava la tromba preceduto da una stella, e seguito dai Re Magi che sfilando si inchinavano davanti alla Vergine che teneva il Bambinello sulle ginocchia; un secondo angelo chiudeva il corteo. La statua di un gigante che teneva tra le mani un grosso martello, batteva poi le ore sulla campana. A causa delle complicazioni e dell’usura, seguirono notevoli modifiche ed aggiornamenti all’intero sistema, tale da causare una globale progressiva sostituzione dell’intero meccanismo. Verso il 1840 il sistema venne interamente smantellato e le statuette di legno (mediamente alte 1 metro), vennero fortunatamente salvate ed oggi sono esposte al Museo della Città.
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UDINE
Attigua alla chiesa di San Giovanni ad Udine, si trova la Torre dell’Orologio sormontata da due Automi che battono le ore su una campana. La torre venne costruita tra il 1527 e il 30, rimpiazzandone una precedentemente esistente, sulla quale nel 1369 era stato installato un primo Orologio. Intorno al 1397 la città lo volle rimpiazzato con un altro che era collegato con il moto di due Automi, ma il risultato sembra lasciasse molto a desiderare. L’Orologio ricevette poi un notevole restauro nel 1470, a motivo di un forte incendio. Nel 1530 un certo Adam, orologiaio tedesco, fu incaricato di ricoprire di rame le statue lignee dei due Automi, e nel contempo si procedette ad una doverosa riparazione dell’Orologio. Dopo numerosi interventi si arrivò al 1850, quando i due Automi vennero rimpiazzati dalle due attuali statue in rame eseguite da Olimpio Crescutti di Udine. Esse colpiscono alternativamente per mezzo di un martello che tengono in mano, le ore sulla campana, ruotando su se stesse secondo l’asse verticale, senza muovere le braccia. I cittadini di Udine hanno soprannominato gli automi “Gradina e Baleben”; il nome di quest’ultimo, nel dialetto locale, significa “Balla Bene”, a motivo del movimento che compie quando effettua l’operazione che le compete.
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VENEZIA
Sulla Piazza San Marco di Venezia si affaccia un edificio di notevoli dimensioni al cui centro si erge una torre costruita negli ultimi anni del ‘500 dall’architetto Piero Lombardi, e sulla quale Gianpaolo Raineri di Reggio Emilia realizzò un Orologio con quadrante astronomico. La facciata di detta torre è divisa in tre grandi sezioni, di cui l’inferiore è interamente occupata dal quadrante astronomico di metri 4,5 di diametro, contenente tre fasce concentriche: quella esterna reca la progressione numerica delle 24 ore; più all’interno troviamo la progressione dei dodici segni dello zodiaco; un anello sottile che porta la lancetta delle ore in forma di Sole; il disco più interno con la Terra al centro e la Luna: quest’ultimo risale al 1750, in sostituzione di un sistema originale più complesso, in cui erano rappresentati anche i pianeti. E’ da notarsi, che indicando questo quadrante le Ore Italiane, la ventiquattresima è posta a destra rispetto al centro della sfera, simulando nel moto apparente del Sole, la conclusione del giorno e l’inizio del successivo.
Nel pannello superiore è sita una nicchia che ospita la Santa Vergine che tiene sulle ginocchia il Bambino Gesù. Affiancate, ai lati, due porticine: soltanto in occasione dell’Ascensione, da una escono l’Angelo che suona la tromba e i Re Magi, i quali effettuano un carosello, per poi rientrare dalla porta opposta. Per il resto dell’anno le porte ospitano due pannelli di cui uno indica l’ora in cifre romane, e l’altro i minuti in cifre arabe, effettuando l’aggiornamento ogni cinque minuti.
Sulla terrazza che sormonta la torre è installata una campana di metri 1,52 di diametro, affiancata da due statue maschili in bronzo alte metri 2,7, che battono alternativamente le ore. Esse sono popolarmente chiamate “I Mori”, ma la popolazione ha assegnato loro un preciso nome: il più giovane che guarda la Piazza San Marco, “Migliabecco”, ed “Oliodoro” il più vecchio, che volta le spalle alla Piazza. Entrambi i Mori sono vestiti di una semplice pelle di capra; sono sostenuti da un asse verticale, attorno al quale descrivono un movimento orizzontale che consente ai martelli delle statue di colpire la campana.
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FINE
mario (aspirante apprendista) - Amici del MOA
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
Eventualmente, si potrebbe continuare con altri Orologi con Automi in altri Paesi europei, nel caso che la cosa si reputasse interessante. Chiedo istruzioni in merito.....Giacomo ha scritto: ↑ven mag 22, 2020 9:31 amGrazie ancora Giovanni per questa chicca. Me la sono letta tutta d''un fiato, ma dobbiamo al termine della pubblicazione riprenderla in mano e ci sono delle parti che mi piacerebbe molto approfondire meglio, ed alcune da collegare a quanto già trattato nel forum. Grazie ancora
G. Paltrinieri.
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
Grazie PALTRINIERI
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Re: PALTRINIERI: Gli Automi Degli Orologi Da Torre in Italia
Orologio della torre di Orvieto
ne abbiamo parlato qui: viewtopic.php?f=15&t=5182&p=44178&hilit=orvieto#p44178
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