Riflessioni commerciali in libertà

Sezione Generica di orologeria
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Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da Calico » gio gen 23, 2020 9:47 am

Buongiorno e scusate se vi tedio di mattinata, ma è un argomento che mi tocca profondamente poiché, figlio e nipote di negozianti, vivo questa cosa con passione e poco distacco professionale. Parlando con un cliente e poi andando di persona sul sito della antica casa svizzera in oggetto, leggo: "Ordina online il tuo orologio Xxxxxxxx. Spedizione express gratuita" !
Se volete possiamo parlare degli ultimi 30 e passa anni di evoluzione normativa commerciale; possiamo analizzare gli appelli contro le chiusure dei negozi, nei centri storici o meno, con consegueti interventi settoriali per il sostegno alle aperture, nel rispetto delle regole della concorrenza e delle normative europee. Possiamo analizzare la progressiva scomparsa dei benefici fiscali per le vendite all'ingrosso con l'appiattimento in favore della vendita diretta al pubblico e l'innalzamento diffuso delle aliquote. Tuttavia quello che sottolineo io è che non mi sembra qualificante per una ditta svizzera questo comportamento. Quando poi vai a selezionare un orologio a caso, ad esempio un subacqueo da € 1700 al pubblico, nella descrizione prima di aggiungerlo al carrello, nulla è detto del movimento che lo anima!
Vorrei cortesemente conoscere il vostro generico parere al riguardo.

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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da kelorkilé » gio gen 23, 2020 10:37 am

Buongiorno,
Sì, credo che il regolamento non sia molto vago e che manchi di rigore e di trasparenza.
Non parlare del calibro di un orologio è un ostacolo al mio acquisto. Dire che si tratta di un movimento meccanico, al quarzo, o automatico, non è sufficiente, la marca del calibro e il suo tipo è a mio avviso importante.
Immagine Ciao Ciao GG ;)
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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da Trash » gio gen 23, 2020 5:55 pm

La cosa drammatica è che si va' sempre più verso l'annientamento delle piccole e medie attività, con lo sviluppo dell' e-commerce si saltano direttamente uno o due passaggi, con buona pace di famiglie, professionalità e contatto umano.
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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da finestraweb » gio gen 23, 2020 7:18 pm

Calico ha scritto:
gio gen 23, 2020 9:47 am
Buongiorno e scusate se vi tedio di mattinata, ma è un argomento che mi tocca profondamente poiché, figlio e nipote di negozianti, vivo questa cosa con passione e poco distacco professionale. Parlando con un cliente e poi andando di persona sul sito della antica casa svizzera in oggetto, leggo: "Ordina online il tuo orologio Xxxxxxxx. Spedizione express gratuita" !
Se volete possiamo parlare degli ultimi 30 e passa anni di evoluzione normativa commerciale; possiamo analizzare gli appelli contro le chiusure dei negozi, nei centri storici o meno, con consegueti interventi settoriali per il sostegno alle aperture, nel rispetto delle regole della concorrenza e delle normative europee. Possiamo analizzare la progressiva scomparsa dei benefici fiscali per le vendite all'ingrosso con l'appiattimento in favore della vendita diretta al pubblico e l'innalzamento diffuso delle aliquote. Tuttavia quello che sottolineo io è che non mi sembra qualificante per una ditta svizzera questo comportamento. Quando poi vai a selezionare un orologio a caso, ad esempio un subacqueo da € 1700 al pubblico, nella descrizione prima di aggiungerlo al carrello, nulla è detto del movimento che lo anima!
Vorrei cortesemente conoscere il vostro generico parere al riguardo.
Non ho colto se la riflessione verte:
1) sulle conseguenze del commercio online, praticato da grandi gruppi
2) sul fatto che un orologio sia proposta senza indicare il tipo di movimento
Per la prima questione, il discorso sarebbe lungo e non ho comunque le competenze fiscali/legislative per farlo.
1) Brevemente, un negoziante può essere un valore aggiunto, che andrebbe riconosciuto.
Se poi lo stesso negoziante, per raggiungere più utenti, vende anche online, buon per lui e per gli utenti.
Il problema qual'è: cambiano i ruoli, ma l'etica è del singolo.
E c'è chi vuole il "valore aggiunto", ma non è disposto a pagarlo.
Detestabili, a mio giudizio, sono quelli che ad esempio vanno a provare le scarpe (o gli orologi) in negozio e poi li comprano online.
"Posso farlo", dicono. Certo. Però non ci lamentiamo dell'imprenditore che chiude la baracca in val Padana per aprirla in Polonia. "Può farlo".
E ci sarebbero tanti altri aspetti da dire.
2) a parte gli appassionati, per molti altri l'orologio meccanico costoso al polso è un po' come avere un'auto costosa.
Una soddisfazione personale, certamente, rafforzata dall'essere riusciti a potersela permettere.
L'appagamento è qui.
I "tecnicismi" non interessano.
Un po' non mi meraviglia quindi l'esperienza che hai riportato.
Certamente, i "tecnicismi" dovrebbero rientrare nei pregi o nelle caratteristiche di quell'orologio, che potrebbero farmelo preferire ad un altro e quindi il produttore dovrebbe avere interesse ad elencarli, ma chissà, magari la parte commerciale di vendita diretta è stata affidata ad una società terza che di orologi ne capisce poco.

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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da Calico » ven gen 24, 2020 12:37 pm

Non sono stato chiaro e me ne scuso. Ho una immagine davanti: il portale di una grande maison Swiss la quale, a suo tempo, per poter avere rapporti commerciali, venne (tramite un loro rappresentante) qui in provincia a proporci orologi di una linea che era andata poco. In pratica, circa 18 anni fa, per poter diventare loro concessionari, avremmo dovuto comprargli un numero significativo di orologi, ma meglio se superiore per avere l'espositore ufficiale da vetrina di misura standard e non il minor. Orologi di forma, che qui in provincia non si riesce facilmente a vendere se non in 20 e passa anni (non scherzo); il più economico al quarzo veniva un milione e trecento mila lire al pubblico, mentre un crono automatico, sempre di forma, non meno di quattro milioni e mezzo e oltre due milioni di lire al quarzo. Naturalmente, di avere i modelli più belli delle collezioni precedenti, neppure a parlarne! Poi, pochi anni dopo, li ho visti in un supermercato del pisano, coi modelli di linea economica, in un negozio "aperto" condotto da un noto e stimato esercente che credo adesso non lo abbia più lì, proprio davanti alla prima delle oltre venti casse, a circa 3 metri dalle cassette dei pomodori. Oggi apro il sito ufficiale e vedo che vendono "direttamente" al pubblico, con spedizione gratuita. Inoltre dell'orologio automatico pubblicizzato neppure si sa che movimento monta. Sarà ETA? Oppure Sellita? Oppure anche altro? Da una parte ho tirato un sospiro di sollievo poiché una gran parte delle molte migliaia di euro che avrei dovuto anticipare in pochi mesi, le avrei ancora a magazzino, magari un magazzino che per Agenzia Entrate sarebbe eccessivamente alto. Ma un vecchio viaggiatore di una grande Casa di gioielli, trent'anni fa soleva dire: "Se avevamo la sfera di cristallo, io e tuo padre, invece di lavorare, giocavamo al lotto"!
Da un'altra parte però questa situazione fa molto riflettere su cosa sia, da che parte stia e come vada considerata nel tempo la "serietà" commerciale. Spero di aver chiarito il mio contorto pensiero.

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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da finestraweb » ven gen 24, 2020 9:07 pm

Calico, non sei tu a spiegarti male, è il mio mezzo neurone che avrebbe bisogno di una pulizia e lubrificata.
In pratica, io sto intendendo che tu stia dicendo, magari tra altre cose, che c'è poca serietà commerciale, ma non solo ora, perché:
1) anni fa ti richiesero tanti dineri per poter vendere gli orologi di una nota casa
2) dopo pochi anni, quegli orologi li trovasti a fianco della cassette da pomodori; ed io aggiungo, chissà che condizioni chiesero al noto e stimato esercente
3) oggi, vendono direttamente al pubblico, ma non dicono che movimento c'è dentro.

Spero di aver, almeno un po', inteso.

Un saluto!

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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da Paolo Antolini » sab gen 25, 2020 10:07 am

Caro Stefano è facile, ci han sfruttato per affermarsi e fare i milioni lasciando a noi le briciole e ora che sono famosi e che noi gli serviamo a poco ci saltano come fossimo un ostacolo o semplicemente qualcosa che si possono permettere di ignorare. Aggiungo che finché vendono a listino se non altro non fanno concorrenza sleale, non faccio i nomi ma alcune case vendono il loro prodotto con sconti tali da essere dei veri concorrenti sleali dato che le stesse percentuali io non posso assolutamente praticarle.
In merito alle informazioni date credo valga la regola che meno scrivo e meno rischio meglio è e in questo modo posso fare variazioni senza dover avvisare nessuno, in fin dei conti descrivere i loro meccanismi è inutile per la maggioranza dei consumatori e per chi ha un minimo di interesse e passione le aziende considerano quelle informazioni come dati già in loro possesso.
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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da Calico » sab gen 25, 2020 12:25 pm

Perfetto! Mi avete capito in pieno. Il fatto è che sui mass media si fa un gran parlare della polverizzazione su internet, ma intanto succede che viene da me un'azienda orientale, mi fa mettere ben 20 firme sul contratto di esclusiva e di esclusione dal commercio elettronico e quest'anno che fa? Mantiene il sito rivenditori come prima, poi però ne apre uno con una piccola variazione lessicale nell'indirizzo, e si mette lei stessa a vendere al pubblico, con spedizione gratis sopra i 79 euro! Credo che quest'anno molte vetrine saranno smobilitate, lavorando da solo, alcuni prodotti li farò uscire dal negozio con sconto 50% effettivo, in modo da non venderli mai più. Dopotutto l'età avanza e come promessa a me stesso non è affatto difficile da mantenere.

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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da Paolo Antolini » sab gen 25, 2020 5:30 pm

Caro Stefano, ho eliminato oltre 22 marchi di orologi dal mio negozio e temevo un contraccolpo commerciale, ebbene non solo non è successo ma ne ho trovato incredibili vantaggi.
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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da Calico » dom gen 26, 2020 10:32 am

Infatti, Paolo. Però resta l'amaro in bocca. Quando Zenith se ne andò, mia mamma l'ha vissuta come il tradimento di uno di famiglia. Siamo a 70-100 chilometri da ogni centro più popolato, in mezzo a strade che vogliono dire un'ora e mezza/due di viaggio, da parte di persone le quali, con scarsità estrema di mezzi pubblici e anziane, mai si sognerebbero di recarsi di persona in città per consegnare un oggetto per la riparazione, da inviare per lo più in Lombardia o all'estero, né per provare al polso come gli sta un orologio. Persone della vecchia guardia, che hanno soldi da spendere, ma che non comprano sulla base di una fotografia! Pertanto sono ormai circa 10 anni che mi ripeto: "Che senso ha?". Molti si riempiono la bocca delle nuove tecnologie fatte per avvicinare le periferie alle città, poi però ti scontri con la realtà: qui in provincia siamo penalizzati al massimo, così come i centri storici medievali, per varie ragioni fisiche di trasmissione delle onde elettromagnetiche. Lo stesso fenomeno lo riscontriamo nella distribuzione dei prodotti commerciali più ambìti. E ci si stupisce che le periferie e le cittadine più estreme si spopolano? Da noi nemmeno i "migranti" resistono e scappano nelle città, salva qualche badante e tagliaboschi i quali per fortuna hanno trovato un lavoro. Ultimamente viviamo anche il fenomeno delle trasmissioni TV: inizi a vedere un film, e inevitabilmente a metà o verso la fine va via il segnale di oltre la metà delle TV digitali. Per fortuna (!) ci danno le repliche anche 3-4 volte a settimana, più volte in un mese! :) Com'è bello il progresso! :D :mrgreen:

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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da Paolo Antolini » mar feb 04, 2020 8:51 am

Le politiche commerciali delle maison sfuggono a volte alla nostra capacità di comprensione, la loro esigenza tesa ad essere azienda costantemente in crescita (lo capisco ovviamente) travolge letteralmente tutto e tutti concentrandosi solo sui numeri. Finché il top manager di turno verrà premiato dalle sue scelte a volte poco condivisibili purtroppo avrà ragione lui ed avendo per diversi decenni utilizzato contro di noi incapaci di far gruppo il collaudato "divide et impera" ora ci ritroviamo a non contare assolutamente nulla, ad essere diventati pedine sacrificabili, soprattutto da quando loro stessi possono fare o potranno fare la vendita diretta del loro prodotto saltandoci a piedi pari se non fatta eccezione per quei punti vendita che loro ritengono essere vetrine adatte alle loro esigenze.
Margini sempre più risicati, imposizioni di vendita, contratti di assistenza e contratti per poter aspirare ad avere i ricambi. Io li ho mollati del tutto ma tanti li seguono e li seguiranno continuando a dar loro ragione. Se l'intero paese voltasse loro le spalle sono sicuro cambierebbe qualcosa ma servirebbe una coesione che a noi manca del tutto anche a livello associativo.
L'Italia è un mercato estremamente importante per l'orologeria e avremmo in mano un potere pazzesco ma resterà solo un sogno temo, quelli che io considero colleghi vedono troppo spesso gli altri come concorrenti, come il nemico da battere, questo farà si che nessuna possibilità di legame serio potrà mai esserci tra mentalità così distanti ed è l'arma più grande che hanno in mano gli svizzeri.
Vi ricordate i corsi gratuiti che organizzavano per renderci in grado di apprezzare il loro prodotto e invogliarci a diventarne i distributori?
Tutto finito, oggi ti devi impegnare a spendere cifre assurde anche solo per poter ordinare un pulsante o un vetro e se chiudi poco importa perché le assistenza preferiscono gestirle loro a costi decisamente differenti per il cliente che non ha nessuna possibilità di discutere con il riparatore ma solo accettare o declinare il preventivo, nessuna possibilità di interventi parziali ecc.
Ricordo che per il mio orologio personale RADO a cui si era spezzato il coperchietto della chiusura in ceramica dal costo di € 6,80 che anni fa ricevetti il preventivo dalla casa di € 900,00 (novecento) più iva e nessuna possibilità di richiedere il solo coperchio incriminato ma solo accettare l'intervento completo che prevedeva
-revisione, sostituzione sfere e bracciale ceramico completo ecc ecc - oppure rifiutare e farmi rendere l'orologio.
Tutti interventi che, fidatevi di me, erano del tutto inutili, il mio bracciale tutt'oggi non ha gioco eccessivo, le sfere sono intonse e la revisione se permettete me la faccio io se e quando mi serve. :naughty: i numeri danno ragione a loro ma per me non si fa così :naughty:
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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da Calico » mar feb 04, 2020 5:12 pm

Tanto per puntualizzare sulle nuove tecnologie in provincia: ieri sera tutta la città senza internet e chi come me ha dovuto prendere la fibra, anche senza telefono fisso. Wind è passata da una tacca 4G a H/H+ altalenante, quindi impossibile navigare e quando ho fatto il 155 mi hanno risposto che a loro non risulta! Ma risulta a me. In una oreficeria che ha l'obbligo della Questura di tenere tutta la merce dentro le vetrine e, alla notte, in cassaforte, a pena di ritiro licenza preziosi se succede qualcosa, come può il venditere andate sulla porta per eseguire una riscossione POS come fanno alcuni ristoratori? Viola le regole di sicurezza. Non vi dico il caos ai supermercati sulla regionale, con file di clienti che volevano pagare col bancomat! In tutto questo si inserisce pure Agenzia Entrate che ci sollecita ad aumentare il fatturato, altrimenti siamo noi che dobbiamo dimostrare l'impedimento (inversione dell'onere della prova). Infatti qui da noi, con 5000 abitanti invernali, su un comune e tre frazioni (10mila con le campagne), pare abbiano chiuso più di 10 attività nel 2019 delle quali forse un terzo riaprirà, ma praticamente tutte di ristorazione. Non abbiamo più una mesticheria-belle arti, un venditore di stoffe per sartoria, una sartoria fronte strada, resiste una sola ferramenta in città e una fuori, per materiali delle ditte edili, due elettricisti faticano e un gruppo di idraulici hanno aperto una succursale zona mare a 45 km per espandere il fatturato. Abbiamo un ospedale che era una cittadina, cui la Regione impone di NON avere la rianimazione, tanto che per un incidente stradale qui sotto, li hanno portati a 55 chilometri! Ora mi si dirà: che ve ne fate di prodotti di nicchia? E che dobbiamo vestirci tutti con le tute blu come ai tempi di Mao e limitarci a pascolare le pecore?
Se in provincia tolgono tutti i servizi e quelli digitali non vanno, ci stupiamo se i campi di accoglienza restano vuoti perché gli ospiti fuggono? Se sbarcano tutti con lo smartphone, non è certo per limitarsi ad usarlo come una PlayStation.

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Re: Riflessioni commerciali in libertà

Messaggio da ciclista » mar feb 04, 2020 6:31 pm

Calico ha scritto:
mar feb 04, 2020 5:12 pm
Tanto per puntualizzare sulle nuove tecnologie in provincia: ieri sera tutta la città senza internet e chi come me ha dovuto prendere la fibra, anche senza telefono fisso. Wind è passata da una tacca 4G a H/H+ altalenante, quindi impossibile navigare e quando ho fatto il 155 mi hanno risposto che a loro non risulta! Ma risulta a me. In una oreficeria che ha l'obbligo della Questura di tenere tutta la merce dentro le vetrine e, alla notte, in cassaforte, a pena di ritiro licenza preziosi se succede qualcosa, come può il venditere andate sulla porta per eseguire una riscossione POS come fanno alcuni ristoratori? Viola le regole di sicurezza. Non vi dico il caos ai supermercati sulla regionale, con file di clienti che volevano pagare col bancomat! In tutto questo si inserisce pure Agenzia Entrate che ci sollecita ad aumentare il fatturato, altrimenti siamo noi che dobbiamo dimostrare l'impedimento (inversione dell'onere della prova). Infatti qui da noi, con 5000 abitanti invernali, su un comune e tre frazioni (10mila con le campagne), pare abbiano chiuso più di 10 attività nel 2019 delle quali forse un terzo riaprirà, ma praticamente tutte di ristorazione. Non abbiamo più una mesticheria-belle arti, un venditore di stoffe per sartoria, una sartoria fronte strada, resiste una sola ferramenta in città e una fuori, per materiali delle ditte edili, due elettricisti faticano e un gruppo di idraulici hanno aperto una succursale zona mare a 45 km per espandere il fatturato. Abbiamo un ospedale che era una cittadina, cui la Regione impone di NON avere la rianimazione, tanto che per un incidente stradale qui sotto, li hanno portati a 55 chilometri! Ora mi si dirà: che ve ne fate di prodotti di nicchia? E che dobbiamo vestirci tutti con le tute blu come ai tempi di Mao e limitarci a pascolare le pecore?
Se in provincia tolgono tutti i servizi e quelli digitali non vanno, ci stupiamo se i campi di accoglienza restano vuoti perché gli ospiti fuggono? Se sbarcano tutti con lo smartphone, non è certo per limitarsi ad usarlo come una PlayStation.
Sulla telefonia nella tua bella Regione, come ben ricordi, ho anch' io ampiamente sperimentato il funzionamento curioso un paio d' anni fa. Ho ancora il nervoso.

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