BOLOGNA-LA CAMPANA GROSSA DEL TORRAZZO

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PALTRINIERI
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BOLOGNA-LA CAMPANA GROSSA DEL TORRAZZO

Messaggio da PALTRINIERI » mer lug 07, 2021 10:13 pm

BOLOGNA, LA CAMPANA GROSSA DEL TORRAZZO
Giovanni Paltrinieri per “AISOR”

Le presenti righe trattano di una campana che nei secoli ha avuto un posto preminente nella Misura del Tempo a Bologna, assumendo un suo preciso ruolo, costantemente affiancata nel servizio all’Orologio Pubblico. Essa è quindi parte integrante della orologeria bolognese.

L’imponente Campana dell’Arengo o del Torrazzo, chiamata famigliarmente dai bolognesi “il Campanazzo”, ha un diametro di cm 167, altezza cm 160, spessore cm 14, e peso kg 4704 (13.000 libbre).
L’iscrizione sul bronzo è la seguente:
NICOLAO V PONTEFICE MAXIMO – BESSARIONE EPISCOPO CARDINALI TUSCULANO APOSTOLICAE SEDIS LEGATO – MENTEM SANCTAM SPONTANEAM HONOREM DEO ET PATRIAE LIBERATIONEM
MAGISTER GUILLELMUS FRANSCIGENAM ET MAGISTER GUILLELMUS ET JOHANNES EIUS FILIUS ET MAGISTER JOHANNES DE CLAROMONTE ME FECERUNT
A.D. MCCCCLIII

Fig. Torrazzo-1. Bologna turrita. In primo piano, il Torrazzo. Disegno di Alfredo Baruffi, 1933.

L’eccezionale fusione si deve a due Maestri delle campane di Francia, entrambi chiamati Guglielmo da Chiaromonte, che la realizzano in un locale sito nell’attuale Piazza Galvani, di fronte all’Archiginnasio. Nello stesso cantiere nel 1506 Michelangelo vi fonderà la statua bronzea di Papa Giulio II da collocare sulla facciata della basilica di San Petronio, e nel 1564 il Giambologna fonderà le statue per la fontana del Nettuno.

La Torre dell’Arengo ospita una seconda e più piccola campana, chiamata Mezzana del Torrazzo, o Cavaliera. La sua primitiva collocazione risale al 1510, e venne così chiamata perché serviva per convocare le cavalcate (cioè i cortei ufficiali disposti dalla curia del Podestà). Rompendosi questa, viene sostituita con un’altra che risulta fusa nel 1653 per volere dell’Abate di S. Michele in Bosco D. Pietro Paolo Montecalvi, e pertanto proviene in origine da tale chiesa.
E’ da notare che sia il Campanazzo, sia la Cavalliera, sono campane fisse, cioè possono essere suonate soltanto mediante la percussione dei battagli azionati da corde che passando attraverso le aperture dei vari piani arrivano in basso. L’azione di scampanio prodotta in questo modo è alquanto energica, ed in più occasioni è stata motivo di rottura della campana stessa.

Il Campanazzo, una delle più grandi campane d’Italia, svolge nei secoli passati molti compiti nell’ambito della vita civica di Bologna, tanto da costituire col suo possente suono l’incombente presenza del potere costituito. I compiti di questo bronzo sono importanti e diversificati: chiama il popolo ai giudizi, alle pubbliche estrazioni degli uffici dei nuovi magistrati; raduna i gonfalonieri e i massari delle arti; ordina l’apertura mattiniera e la chiusura serale delle porte della città; chiama il popolo alle armi; batte i rintocchi quando nella piazza si puniscono i delinquenti. Si affianca anche al suono delle campane delle chiese in occasione di speciali avvenimenti, quali la creazione e l’incoronazione di un nuovo Papa, l’entrata in città dei nuovi Vescovi, Legati Pontifici, Pretori; interviene per solennizzare feste e processioni della città. Ed inoltre, porta il “segno della cena”, cioè dà il segnale che diventa abitudine cittadina, della cena serale.

**************

L’uso e le funzioni pubbliche della Campana dell’Arengo e della attigua Cavaliera, sono nei tempi passati regolamentati da precise codificazioni di segnali affinché il suono prodotto possa essere perfettamente compreso da tutti. Si tratta dunque di un vero servizio alla cittadinanza, in tempi in cui pur non esistendo radio e televisione, l’intera comunità è costantemente informata sugli avvenimenti pubblici. Antonio Masini nella sua importante pubblicazione “Bologna Perlustrata” del 1666, descrive minuziosamente l’attività della campana dell’Arengo nei vari periodi dell’anno.

Fig. Torrazzo-2. La campane del Torrazzo. Disegno di Alfredo Baruffi, 1933.

A questo proposito, esiste una pubblicazione in forma di fascicolo composta da Giulio Cesare Croce del 1610 (l’autore bolognese di Bertoldo e Bertoldino), che sottolinea l’importanza di questo bronzo nella vita quotidiana della Città, spronando ed invitando al lavoro tutti, qualunque sia il loro mestiere. A seguire, riportiamo l’intero testo, il quale risulta particolarmente interessante anche per avere una chiara visione dei diversificati mestieri esistenti a quel tempo.

Fig. Torrazzo-3. Il frontespizio del fascicolo del Croce.

INVITO GENERALE CHE FA’ LA CAMPANA GROSSA DEL TORAZZO
A tutti gli artefici, che debbino levarsi à buon’hora la mattina per andare à bottega,
Se non vogliono giostrare con l’appetito, e combattere con la fame.
Opera di Giulio Cesare Croce.
In Bologna, Per Bartolomeo Cocchi, al Pozzo Rosso.
Con licenza dè Superiori, 1610

La Campana del Torrazzo, La mattina quando suona, Proprio par, che’l Cielo intuona.
E che dica il suo parlare. Su, su tutti à lavorare.

Su su dunque ò Calciolari, Non dormite, ch’egli è giorno. Ma ciascun facci ritorno.
A trapunger le tomare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto, ò Marangoni, Non udite la Campana. Che vi chiama in voce piana.
A le seghe, e à le manare? Su su tutti à lavorare.

Su su presto ò Speciali, Ritornate à i bossoletti. A i compositi, à i confetti.
E le cure à preparare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto Marescalchi, Caminate à la Fucina. Ch’egli è hormai meza mattina.
E v’è un Barbar da ferrare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi Filatoieri, Non dormite come scogli. Ma le trame, con gli orsogli.
Gite a torcere, e à binare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi, che fate getti, di campane, e candelieri. Ritornate ài lavorieri,
e i metalli ad affinare. Su su tutti à lavorare.

Su su ancor voi Ballonari, A tagliar capre, e montoni, E cucite gli balloni.
Che non habbino a sgonfiare. Su su tutti à lavorare.

Su su ancora voi Librari, che vi piace a dormir tanto, A bottega andate intanto,
che v’è un Plinio da legare. Su su tutti à lavorare.

Su su ancor voi Stampatori, ritornate à le cassette, E a corregger le formette,
et il Torcolo a tirare. Su su tutti à lavorare.

Su su Fabri non dormite, ma sbalzate à far dè chiodi, E quei mazzi grossi, e sodi,
Su l’incudi a risonare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto voi Merciari, Con i vostri martelletti, e ferrate gli stringhetti,
Che non habbin à sferare. Su sù tutti à lavorare.

Su su presto voi Beccari, Riducetevi à i macelli. A coppar manzi e vitelli,
E le giunte accomodare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto voi Sartori, Ch’à dormir non si lavora, Ma l’agocchia, e la cesora,
Cominciate à travagliare. Su su tutti à lavorare.

Su su ancor voi Armaruoli, Che formate corsaletti, E manopole, e zucchetti,
Per i bravi da portare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi, che fate corde, Da liuti, cetre, e le lire, Se vorrete ogn’hor dormire,
Non havrete da pappare. Su sù tutti à lavorare.

Su su ancora voi Magnani, Non tenete i capi gravi, Ma a far gite toppi, e chiavi,
Et i mantici a soffiare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi, che fate schioppi, Corti e lunghi d’ogni fatta, Né aspettate, che la gatta,
Ve gli venghi a trivelare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi o Dipintori, Che con nobili inventive, Di bei scorci, e prospettive,
Fate ogn’un trasecolare. Su su tutti à lavorare.

Su su hormai signor Banchieri, Con le borse a i banchi andate. Perché già stan le brigate,
Con le polize aspettate. Su su tutti à lavorare.

Su su voi Signor Scolari, Su lasciate i letti caldi, Et i Bartoli co i Baldi,
Gite hormai à squinternare. Su su tutti à lavorare.

Su su Fisici eccellenti, C’hormai è mezza mattina, E l’infermo a testa china,
Già comincia à sospirare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto voi Scultori, A formar statue, & impronti, Hor di vivi, hor di defonti,
Per lor fama immortalare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi Cavalerizzi, Che sì destri e sì leggieri. Insegnate à li corsieri,
Far carriere, e corbettare. Su sù tutti à lavorare.

Su su voi Procuratori, A le cause, à gl’instromenti, Che già i poveri clienti,
Son nel studio à passeggiare. Su su tutti à lavorare.

Su su ancor Signori Dottori, Che la squilla è già suonata, E la cathedra parata,
Per andare à disputare. Su sù tutti à lavorare.

Su su Musici non state, Più a dormir, che’l tempo vola, E i discepol sono in scola,
Che vorrebbon solfeggiare. Su sù tutti à lavorare.

Su su voi o Schermitori, Che con spade, e con brocchieri, Insegnate a colpi fieri,
Da ferire e da parare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto ò Ballarini, Riducetevi à le scole, E con salti e capriole,
Gite il piede à essercitare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi, che pelle d’oro, D’addobbar camere, e sale, Far solete, su che male,
Si guadagna à poltreggiare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi Mastri di scola, Che insegnate a i fanciulletti, Le tolelle, e gli alfabetti,
E gli state à verberare. Su su tutti à lavorare.

Su su ancora voi Scrittori, Geometri, & Abachisti, Ch’insegnate fare acquisti,
col partire, e col sommare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi ò Fondachieri, Che tenete magazzini, Se volete dè quattrini,
Non bisogna sdormiazzare. Su su tuttià lavorare.

Su su voi o Brentatori, Con le brente, e coi spontoni, Non dormite da poltroni;
Perche’l vin vuol guastare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto voi Tintori, Che tingete seta e lana, Deh sentite la campana,
che vi chiama à le caldare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto Calegari,date a torno a le vacchette, Che col darle lustre e nette,
più verrete a guadagnare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi o Strazzaroli, che le calze comperate, vecchie e fruste,
e le spaccia, come nuove, ancor più care. Su su tutti à lavorare.

Su su voi Signor Fornari, perche adesso à dirvi il vero, dominate l’Emisfero,
e vi fate rispettare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto Lardaroli, a investir de le budelle, e salami, e mortadelle,
che fan bere a tutt’andare. Su su tutti à lavorare.

Su su hormai, ò Capellari, che capelli, e capelletti, lunghi, larghi, tondi e stretti,
in più foggie havete à fare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto voi Spadari, deh non siate negligenti, a le lame,à i fornimenti,
a brunire, & a lustrare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto ò Pianellari, voi ch’à vengon , le donzelle, fate zoccoli e pianelle,
che le fan spesso cascare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi, che fate carte, da tarocchi, e da primiera, non stancate la lettiera,
se volete da mangiare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi, che fate guanti, a tagliar capretti e cani, ma guardatevi le mani,
che ìl coltel ve la vuol fare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi ò Regatieri, che lettiere e credenzoni, banchi, tavole, e cassoni,
state in piazza a zavagliare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto o Pentolari, ritornate a far scodelle, tondi, piatti, e catinelle,
e boccali da pisciare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi, ch’à le fornaci, state a far tazze e bicchieri, ritornate a i lavorieri,
et il vetro à liquefare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto ò Liutari, e che fate cetre, e lire, non bisogna più dormire,
se volete da biasciare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto voi Barbieri, a tosare, e por ventose, e la piattol fastidiose,
col mardocco à discacciare. Su su tutti à lavorare.

Su sù presto Profumieri, a le palle, & a gli odori, acque nanse, acque di fiori,
che fan l’huom’innamorare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi ò Lanternari, che lanterne e lanternini, fate grandi e picciolini,
per la notte da portare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi ò Zavattini, più non fate i dormiglioni, ma bagnate gli tacconi,
che si possino forare. Su su tutti à lavorare.

Su su tutti o Pellizzari, a cucir gite la pelle, che le pover vecchierelle,
ben si possin riscaldare. Su su tutti à lavorare.

Su su tutti ò Gioielieri, a le perle, e a gli anelli, che i pendenti e i gioielli,
fan le spose rallegrare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi ò Muratori, con le conche e le cazzuole, non vedete voi, che’l Sole,
già comincia a riscaldare? Su su tutti à lavorare.

Su su presto Pollaruoli, che tenete oche, e paoni, galline, anitre, e piccioni,
ne le vostre capponare. Su su tutti à lavorare.

Su su presto ò voi Tessiere, non dormite figlie belle, ma tornate a le cannelle,
e le calcole à menare. Su su tutti à lavorare.

Su su ancora voi Filiere, che filate à questi, e quelli, stando al Sol co’i molinelli,
tutto il giorno a cicalare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi o Spenditori, che nel spender sete pronti, poi nel fare i vostri conti,
sempre v’è da contrastare. Su su tutti à lavorare.

Su su tutti voi Speltini, che vendete le misture, preparate le misure,
che i villan voglion comprare. Su su tutti à lavorare.

Su su Hosti, e Tavernieri, a l’arrosto, & à alesso, ch’à viandanti ben e spesso,
gli tornate a riscaldare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi ò Vetturini, le carogne preparate, che sian magre, e scorticate,
e ch’in piè non possin stare. Su sù tutti à lavorare.

Su su servi, su massare, su su balie, su donzelle, non stendete più la pelle,
che dovreste vergognare. Su su tutti à lavorare.

Su su Guattari, su Cuochi, date attorno a le scodelle, a i lavezzi, à le padelle,
a i schidoni, à le caldare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi Garzon da stalla, a suonar la Bustacchina, e la bella Franceschina,
ne la striglia à tutt’andare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi Signor Facchini, che dormir mai sete stuffi, e co sacchi, e con i zuffi,
gito hormai a someggiare. Su su tutti à lavorare.

Su su voi ò Ciurmatori, Cavadenti, e Ceretani, che marmotte, scimie e cani,
fate in piazza tombollare. Su su tutti à lavorare.

Su su tutti in conclusione, ogni sorte d’essercitio, che’l dormir è troppo vitio,
quando è tempo di veggiare. Su su tutti à lavorare.

E perche voglio finire, io vi dico chiaro e schietto, che se state tanto a letto,
mal l’havrete da disnare. Su su tutti à lavorare.

E se à me non lo credete, io vi lasso e vado via, che madonna Carestia,
vi farà ben’ingegnare. Su su tutti a lavorare.

IL FINE

NOTA = La presente composizione di Giulio Cesare Croce è interamente riportata sul libro di Giovanni Paltrinieri, “Bologna Città del Tempo”. Giraldi Editore, Bologna, 2008. Pp. 338-345.
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Re: BOLOGNA-LA CAMPANA GROSSA DEL TORRAZZO

Messaggio da Giacomo » gio lug 08, 2021 10:21 am

Grazie mille Giovanni, articoli sempre molto interessanti

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Re: BOLOGNA-LA CAMPANA GROSSA DEL TORRAZZO

Messaggio da Paolo Antolini » ven lug 16, 2021 7:32 am

Piacevolissimo tra l'altro ho letto con piacere che esortava anche i gioiellieri dell'epoca e mi son sentito un pochino parte della storia. Davvero bello grazie
Ad maiora

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