HORARIUM BILIMBATUM: Un Quadrante dimenticato!

Le ore con il sole.

A cura di: PALTRINIERI

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NicolaSeverino
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HORARIUM BILIMBATUM: Un Quadrante dimenticato!

Messaggio da NicolaSeverino » ven mag 04, 2018 10:55 am

Proprio ieri ho terminato una seconda ricerca documentaria su un Quadrante Solare d'Altezza (cioè un quadrante che è costruito sulla base del rapporto tra altezza del sole e l'ora ad una determinata latitudine), denominato in antico Horarium Bilimbatum. Questo strumento viene offerto in bella mostra, insieme ad altri strumenti gnomonici, nel famoso quadro "Gli Ambasciatori" di Hans Holbein il Giovane che lo realizzò nel 1533. Poi nel corso dei secoli si è pian piano persa memoria di questo strumento quadrantale fin quasi a sparire del tutto ai nostri tempi. Infatti, è stata proprio l'analisi del quadro di Holbein di recente ad aver stuzzicato la curiosità di quegli strani oggetti gnomonici che sul fondo del quadro si vedono descritti con immensa maestria e precisione. Anni fa, trovai in internet che nel Castello di Borzano ad Albinea in provincia di Reggio Emilia fu trovato un quadrante solare simile. Lo analizzai dalle foto e ne feci un primo articolo. Di recente sono stato richiamato dal Gruppo Archeologico della zona per riesaminare l'oggetto e riprendere la storia di questo strano quadrante solare.
La possibilità di leggere pagine nei libri antichi, oggi offerta da Internet, mi ha permesso di svelare quasi in modo totale i segreti storici legati a questo strumento. Credo di fare cos gradita, quindi, come novità assoluta e inedita nella letteratura attuale, di condividere con Voi qui le poche note che sono riuscito a mettere insieme, specificando che il testo non è un articolo ben preparato, né un saggio, ma solo le note messe insieme durante la ricerca documentaria.
P.S. Pensavo di mettere il PDF, ma il sistema non mi fa caricare file con questa estensione, quindi inserisco solo alcune delle figure e il testo sotto a parte.
Nicola Severino

HORARIUM BILIMBATUM
ULTIME RICERCHE DOCUMENTARIE
Nicola Severino, aprile-maggio 2018


Il Quadrante Orario in esame sembra non fare la sua comparsa durante tutto il Medioevo e fino ai primi anni del Cinquecento. Manca nel Tractatus de Quadrantis di Giovanni di Sacrobosco, della seconda metà del XIII secolo (Apostolica vaticana, Pal. Lat. 1400/010), nell’enciclopedico Liber del Saber de Astronomia di Alfonso X di Castiglia, come anche in diversi altri codici palatini della Vaticana, specifici sulla costruzione di quadranti orari (Pal. Lat. 446, 1389, 1381, 1452, 1373, 1375, 1356, 1376), in un periodo compreso tra il XIV e il XV secolo.
Molto importante è notare che manca nella trattazione sui quadranti orari del Kalendarium Magistri di Giovanni Regiomontano del 1497, opera tra le più importanti della fine del Quattrocento.
Non compare in un libro a carattere enciclopedico-scientifico, di gran pregio e molto popolare, dal titolo Margarita Philosophica nova di Gregor Reisch, Argentinae, 1512, dove invece viene ancora proposto il “Quadrans vetus” a linee orarie curve.
Una prima pubblicazione, in cui compare in una veste possiamo dire “rudimentale”, quindi appena pensato, scoperto, intuito e proposto graficamente, è il manoscritto tedesco di ignoto autore Astronomische Zeichnungen - BSB Cod.icon. 182, Wien ?, datato 1508 - 1520 [BSB-Hss Cod.icon. 182].
Un manoscritto che sebbene non presenti alcun testo per le spiegazioni dei numerosi disegni che raffigurano molti orologi solari e strumenti orari, mostra un evidente passo avanti rispetto, ai manoscritti precedenti, sullo studio dei singoli strumenti, siano essi orologi solari piani che quadranti orari. Così, tra i tanti esemplari, compare forse per la prima volta la rudimentale figura del primo “quadrans lineis rectis”, come viene qui denominato.



Il livello tecnico-gnomonico di questo manoscritto è molto alto ed è certamente opera di un grande personaggio della scienza di quell’epoca. Vista la datazione precoce, 1508-1520, e l’ambito tedesco della pubblicazione, verrebbe facile pensare a Georg Hartmann (Eggolsheim, 1489 – Norimberga, 1564), anche perché egli era costruttore di orologi solari e strumenti scientifici di altissimo livello tecnico-artistico. I disegni qui pubblicati, rappresentano infatti la maggior parte dei principali orologi solari inventati e realizzati nel corso del Cinquecento.
Non possiamo avere la certezza che fosse proprio George Hartmann l’inventore del quadrante orario con le linee rette, ma abbiamo la certezza documentaria che quasi contemporaneamente il grande gnomonista Johannes Stoeffler, descrisse nella prima edizione del suo Elucidatio fabricae ususque Astrolabii, pubblicato ad Oppenheim nel 1513, lo stesso orologio, nella sua versione ormai già completa e definitiva, denominandolo forse per la prima volta “Horarium Bilimbatum”.
D’altra parte, la stessa versione completa di questo quadrante compare anche nella Collectio Figurarum, [Collectio figurarum], Eine reiche Sammlung von Kupferstichen u. Holzschnitten, welche Sonnenuhren u. andere astronomische Instrumente darstellen, S.l., [16. Jh.], questa volta a firma di George Hartmann, ma opera datata genericamente al XVI secolo, molto probabilmente al primo ventennio del 1500. Egli dopo gli studi si stabilì a Norimberga nel 1518 dove iniziò presumibilmente la sua attività di costruttore di orologi solari.
In questo manoscritto però, egli denomina curiosamente “Horarium Bilimbatum” un quadrante con linee orarie curve, probabilmente perché l’aggettivo bilimbatum non si riferisce alla natura geometrica delle linee orarie, ma al fatto che il quadrante è dotato di doppia scala oraria sui due lati del quadrante, mentre per il quadrante in questione non accenna a nessuna denominazione specifica.


L’Horarium Bilimbatum di George Hartmann, con linee curve, ma con doppia scala dei Segni Zodiacali. Datazione 1508-1520.

George Hartmann, Collectio Figurarum. Quadrante delle linee rette.

Il primo autore a descrivere, testualmente e con la figura esatta, questo strumento per la prima volta e in un libro a stampa è quindi da considerarsi Johannes Stoeffler nella sua Elucidatio fabricae ususque Astrolabii, pubblicato a Oppenheim nel 1513.
Una prova di questo la troviamo in un manoscritto di Gnomonica di pochi anni dopo in cui l’autore descrive l’Horarium Bilimbatum, citando appunto Stoeffler quale autore. E’ un manoscritto tedesco intitolato Gnomonik, redatto in cinque libri, datato genericamente al XVI secolo. Una datazione più precisa però l’ho ricavata dall’osservare che l’anonimo autore, nel descrivere l’Horarium Bilimbatu, ha citato Stoeffler come ne fosse l’inventore e certamente primo divulgatore di questo strumento, descrivendolo nel suo “De compositione Astrilabii”, che non è un libro a parte, ma un capitolo del libro di Stoeffler Elucidatio fabricae ususque Astrolabii. Da ciò di deduce che l’autore tedesco scrive dopo il 1513 e che Stoeffler è di fatto il primo a descrivere questo strumento. Stando al passo con i tempi, notiamo che il quadro “Gli Ambasciatori” di Hans Holbein il Giovane, in cui compare l’Horarium Bilimbatum, data al 1533, cioè appena vent’anni dopo la pubblicazione dello Stoeffler, dimostrando che il pittore ha inserito nel suo capolavoro strumenti gnomonici di grande valenza scientifica e i più attuali esistenti all'epoca.
Il testo di Stoeffler è servito da base per tutti i futuri autori di Gnomonica nel descrivere questo strumento, fino a tutto il Seicento, e risulta ancora essere l’unico testo dal quale si può estrapolare qualche interessante informazione.
Nel manoscritto citato sopra lo strumento viene denominato “quadrans lineis rectis”, e appare come un primo timido tentativo di rappresentazione grafica. Nel giro di una decina d’anni, dal 1500 al 1513, lo strumento viene perfezionato e descritto da Stoeffler. Egli lo associa alla tipologia di quadranti e orologi solari costruiti per mezzo dell’ausilio dell’Astrolabio con il quale si ricava una “Tabulam Elevationum signorum, qualibet hora diei confectioni horologiorum servientem componere”, citando per tale insegnamento il grande Hermannus Contractus (circa 1050, che traduceva i trattati arabi sull’astronomia e sugli astrolabi), nel “Libro secundo de Utilitate Astrolabii” e come esempio di questi orologi egli propone un “quadrantis horarii, quem bilimbatum appellabimus”, da cui si ricava che probabilmente tale appellativo è stato proprio inventato e scelto da Stoeffler a partire dal 1513. Dal suo disegno, infatti, si comprende che lo strumento viene denominato “Horarium Bilimbatum” perché costituito da due “limbi graduati” dai quali costruire le linee orarie (“in plano igitur describe quadrantem, cuius arcum, quem limbum appellamus, in nonaginta gradus partire”).
Costruzione delle linee orarie
E’ semplice e si basa sulla suddivisione graduata dell’arco (limbum maior) in 90° con passo di 1°. Nella figura dello Stoeffler non si vede, ma nella descrizione (con disegno) che ne fa in italiano Carlo Cesare Scaletti, Patrizio faentino, nel suo libro Epitome Gnomonica, Bologna, 1702, si notano le curve di costruzione oraria. Basandosi sempre sulle “Tavole delle Altezze Solari” sull’orizzonte, corrispondenti all’ingresso del Sole nei vari Segni Zodiacali (Stoeffler: “Ex Astrolabio igitur tabulam elevationum Signorum ad elevationem poli borealis certis climatis…”, da cui si comprende che questo strumento non è “universale”, ma costruito per una specifica latitudine), si tracciano in modo “occulto”, cioè linee di costruzione che poi vengono cancellate, gli archi corrispondenti ai Segni zodiacali come si vede nella figura. Fatto questo, si osservano nella Tavola delle Altezze solari relative alle ore astronomiche per la latitudine del proprio paese, i gradi corrispondenti per ciascuna delle ore, riportando almeno quelle per i Paralleli di Ariete e Bilancia (Equinozi) e Tropico del Cancro e Capricorno (Solstizi). Quindi, posizionata una riga al centro del Quadrante e sopra i gradi corrispondenti osservati sul Limbum maior graduato a 90°, si osserva dove la riga taglia i suddetti paralleli di declinazione (occulti) dove si notano dei punti per i quali sarà tracciata la linea oraria corrispondente. Il doppio tracciato è relativo alle linee orarie invernali ed estive (in figura Horae Hiemali… Horae Estivali…).

Sopra: L’Horarium Bilimbatum (ormai non più denominato in tal modo, ritornando all’antica definizione di “quadrante delle liee rette”) di Cesare Scaletti, nella figura che ne propone per la costruzione delle linee orarie, nel libro Epitome Gnomonica, Bologna 1702.



A sinistra: L’Horarium Bilimbatum nella prima edizione del libro di Johannes Stoeffler, Elucidatio fabricae ususque Astrolabii, Oppenheim, 1513.

L’Horarium Bilimbatum del Castello di Borzano
Lo strumento si presenta in modo un po’ diverso rispetto al disegno pubblicato da Stoeffler nel 1513 e dagli autori successivi, come anche dai pochi esemplari pervenuti a noi e conservati nei musei.
La scala dei Segni Zodiacali si trova a destra anziché a sinistra. La costruzione dei paralleli di declinazione corrispondenti all’ingresso del Sole nei Segni Zodiacali è riportata integrale per ciascuna coppia di segni e non in gruppi di quattro come nell’esempio di Stoeffler.
Affianco alla scala dei Segni Zodiacali sono riportati i valori corrispondenti alla durata delle ore del giorno chiaro per ciascuna coppia di Segni. Dal basso si legge il numero 8 che indica la durata del giorno di 8 ore di luce, il più corto dell’anno al solstizio invernale, in alto quella di 16 ore corrispondenti al giorno più lungo dell’anno in estate al solstizio estivo.
Sui Paralleli di declinazione dei Segni Zodiacali sono riportati, incisi, i punti per i quali sono tracciate le linee orarie congiunte dal centro del quadrante al corrispondente grado sul limbo graduato sottostante, sul quale però, manca completamente la graduazione numerata.
Lo strumento è incompleto perché riporta solo il tracciato delle linee orarie pomeridiane. Manca anche la numerazione oraria e la graduazione da 0° a 90° lungo il Limbum maior.
Uso dello strumento
L’Horarium Bilimbatum è un quadrante orario d’altezza, infatti viene costruito sulla base del rapporto tra l’altezza del Sole sull’orizzonte in un dato luogo e la relativa ora del giorno. Per l’uso lo si dispone verticalmente orientando la pinnula e il traguardo in modo da mirare il Sole. Alcuni strumenti di questo genere hanno due placche forate disposte ai vertici del lato maggiore e una placchetta bianca dietro l’ultimo foro, sulla quale il Sole, una volta allineato con lo strumento, proietta un foro di luce, ottenendo così una collimazione Sole-osservatore perfetta. In questa posizione, si lascia libera di ondulare a peso la “Margarita”, cioè la perla appesa al filo a piombo incernierato sul centro del quadrante (proprio il centro della quarta di cerchio) che si sposta lungo li filo in modo che corrisponda sulla scala dei Segni zodiacali all’incirca al giorno dell’osservazione (questa operazione va fatta però prima di puntare il quadrante verso il Sole). Inclinato il quadrante in direzione del Sole, il filo a piombo risulterà verticale e la perlina sarà posizionata sulla relativa linea oraria, o fra le linee orarie intermedie occulte, del quadrante.
Dalle parole stesse di Stoeffler: “Pone filum ad scalam signorum, scilicet lineam, a, b, et promove Margaritam aut nodulum in signum et gradum Solis, secundum quod praecisius potes. Deinde sinistrum latus horarii et pinnulam perforatam obiice Soli radianti, ita, quòd radius Solis per foramen pinnulae veniens, directé in punctum alterius tabulae cadat: et illico situs Margaritae in lineis horariis quaesitam horam indicabit”.


Lo strumento del Castello di Borzano non è stato calcolato per quella latitudine. Ne possiamo avere certezza dal fatto che sulla terza colonna interna (a destra affianco ai segni zodiacali) lo strumento riporta i valori della lunghezza in ore del giorno chiaro in funzione del periodo dell’anno. Leggiamo in alto, quindi, che per il solstizio estivo, il 23 giugno, la durata massima del giorno chiaro è di 16 ore. Per la località di Albinea, invece la durata è 15 ore e 39 minuti. Possiamo dunque pensare che lo strumento fu calcolato per una località molto più a nord di Albinea, prossima alla regione del Liechtenstein, o forse paesi ben noti ai costruttori di orologi solari, come Berna, Basilea o Monaco di Baviera. Il valore di 16 ore per la durata massima del giorno, indicato sul quadrante è una prova inconfutabile delle sue origini a latitudini più elevate, a circa 47-48 gradi e quindi si deve per forza convenite che lo strumento in qualche modo fu trasportato nel Castello di Borzano da quelle regioni, forse da un viandante, da un monaco (del Monastero di San Gallo?) o da qualcuno che proveniva da quei paesi.
Una ultima peculiarità da notare è la seguente.
Ad eccezione del disegno rudimentale che si vede nel manoscritto Astronomische zeichnungen visto sopra, e datato tra il 1508 e il 1520, solo il primo disegno dell’Horarium Bilimbatum di Johannes Stoeffler riporta sul quadrante la colonna dei Segni Zodiacali a sinistra. Dopo di lui, tutti gli autori e anche gli strumenti realizzati, porteranno tale colonna sempre a destra del quadrante. Una scelta che sembra essere posteriore, quindi, alla prima concezione iconografica del quadrante stesso concepita da Stoeffler e che dimostra che anche il quadrante del castello di Borzano, avendo la colonna dei Segni Zodiacali a destra, è necessariamente posteriore alla pubblicazione di Stoeffler, cioè al 1513 (datazione ante quem), mentre l’analisi delle lettere sembrerebbe potersi riferire entro la prima metà del XVI secolo.

La pagina del manoscritto Gnomonik, datato al secondo decennio del Cinquecento, in cui compare la citazione di Johannes Stoefler e il capitolo De Compositione Astrolabii in cui descrive l’Horarium Bilimbatum.








La pagina del manoscritto Gnomonik con la figura del quadrante.

Horarum Bilimbatum di Tobias Volckmer, 1608, Museo Galilei, Firenze


Modello evoluto nella presentazione “dittica” a forma di libro aperto, ma non nella composizione gnomonica rispetto all’esemplare di Tobias Volckmer. Datato 1723
National Maritime Museum, Greenwich, London. Prob Italiano, 1723, autore sconosciuto.
Allegati
Astronomische Zeichnungen, 1508-1520 Bayerischestaatsbibliothek.jpg
La più antica raffigurazione del quadrante che ho trovato, datata 1505-1520
Astronomische Zeichnungen, 1508-1520 Bayerischestaatsbibliothek.jpg (117.63 KiB) Visto 950 volte
bili.JPG
Il quadrante del Castello di Borzano con le annotazioni mie
bili.JPG (113.07 KiB) Visto 950 volte
Charles Whitwell  1595, Museo Galileo.jpg
Quadrante di Charles Whittel del 1595 nel Museo Galileo di Firenze
Charles Whitwell 1595, Museo Galileo.jpg (151.57 KiB) Visto 950 volte
Collectio Figuraru Hartmann horarium Bilimbatun non a linee rette.jpg
Lo strumento nella Collectio Figurarum di George Hartmann del 1500
Collectio Figuraru Hartmann horarium Bilimbatun non a linee rette.jpg (164.63 KiB) Visto 950 volte
Elucidatio fabricae vsusque astrolabii , Ioanne Stoflerino ... Stöffler, Johann..jpg
Lo strumento come descritto per la prima volta in un libro a Stampa da Johannes Stoeffler nel 1513.
Elucidatio fabricae vsusque astrolabii , Ioanne Stoflerino ... Stöffler, Johann..jpg (158.93 KiB) Visto 950 volte

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