SCAPHES – Giovanni Paltrinieri per AISOR
Nel visitare siti archeologici o musei che trattano materiale greco-romano, molto spesso capita di trovarvi uno “Scaphes” (o “Emispherium”): un blocco di pietra su cui è incavata una semisfera o una sua porzione, usato in antico per indicare l’Ora.
La sua prima realizzazione sembra risalga a Beroso, un sacerdote astronomo e astrologo babilonese vissuto nel III a. C.
Tale strumento due millenni or sono era comunissimo, tanto che quasi ogni casa di un certo tenore, ne possedeva uno. Esso veniva normalmente posto su un basamento di pietra e collocato stabilmente sul fronte della casa, visto che la medesima si volgeva quasi sempre a Sud al fine di dar luce e calore alla zona diurna dell’abitazione.
Il quadrante era a forma di semisfera scavata nella parte superiore di un blocco di pietra rettangolare, entro cui era posto uno gnomone la cui estremità occupava il centro della sfera stessa.
Per comprendere il funzionamento di questo basilare strumento, bisogna rifarsi all’articolo della presente serie “Come si muove il Sole”. Nelle presenti righe viene ripreso ed amplificato tale schema, a sottolineare che ad ogni punto della semisfera celeste corrisponde un punto della semisfera dello strumento, e dunque riproduce in scala ridotta il movimento del sole sulla volta celeste, grazie allo gnomone che fa da centro di ribaltamento tra cielo e terra. In seguito altri scienziati dell’antichità operarono alcune varianti a questo strumento, mantenendone comunque la sua idea di base. Esso è semplice come concezione, ma al tempo stesso eccezionale come idea.
Esaminiamo dunque il presente disegno, per capire il principio progettuale dello Scaphes.
La vista in alto lo mostra sezionato. La sua sommità coincide con l’orizzonte dello strumento, a cui corrisponde nel suo centro l’estremità dello gnomone a forma di sferetta. Il supporto dello gnomone è qui mostrato in situazione verticale, ma potrebbe anche assumere un’altra connotazione: l’importante è che la sferetta capiti al centro, e la base non ostacoli la tracciatura delle linee orarie.
Fulcrando al centro, ed alzandoci di un angolo pari alla Latitudine di un dato luogo, con direzione Nord, incontreremo di notte la Stella Polare. Perpendicolarmente, troviamo la situazione del Sole a Mezzodì nella data equinoziale. Distanziandoci alternativamente da esso di 23° 30’, definiremo gli assi dei solstizi estivo ed invernale.
Con operazione speculare rispetto all’asse della Polare, si riportano i punti solari all’interno della sfera, definendo sulla pietra i punti dei Solstizi e degli Equinozi per l’istante del Mezzodì. Da qui, si tracciano le tre corsie stagionali, utilizzando un righello flessibile.
La parte inferiore della presente figura offre due possibili esecuzioni, a seconda di cosa si vuole ottenere.
La pianta di sinistra riporta le ORE ASTRONOMICHE, quelle che sono di uso attuale. Si noti che la curva del Solstizio Estivo (21 giugno) ci mostra la direzione del sorgere e tramontare del Sole per quella data, mostrandoci anche che l’astro si leva alle ore 4 ½ , e tramonta alle ore 19 ½.
Il percorso equinoziale (21 marzo – 23 settembre), ci mostra che il Sole nasce e tramonta rispettivamente in direzione di perfetto Est ed Ovest: si leva alle ore 6, per concludere la sua corsa sopra l’orizzonte alle 18.
Per ultimo osserviamo il Solstizio Invernale (21 dicembre), con il Sole che si leva alle ore 8, e tramonta alle ore 16, mostrandoci nel contempo le corrispondenti direzioni angolari lungo l’orizzonte.
La pianta di destra riporta le ORE TEMPORARIE, usate in antico da tutte le popolazioni del Mediterraneo: indipendentemente dal periodo stagionale esse dividevano in dodici parti (ore), l’intero arco diurno. Ne derivava che le medesime vennero anche chiamate “Ineguali”,perchè in effetti la singola ora estiva era notevolmente di durata maggiore di quella invernale. Probabilmente a quei tempi i contratti salariali tra operaio e dipendente consideravano questo fatto, ed in caso di paga oraria, bisognava ben chiarire prima se si trattava di un accordo per ore estive, oppure invernali. Si noti, che con questo stile, il Mezzodì corrispondeva all’Ora 6 (Sesta): ancor oggi si è mantenuta la memoria quale spagnolismo, quando si dice “Fare la Siesta”, ovvero, fare il sonnellino del Mezzodì. Per ulteriore curiosità, va detto che quando i Vangeli descrivono la Passione e Morte di Gesù, ricordano l’Ora Terza, Sesta, Nona, le quali sono appunto le ORE TEMPORARIE. Si noti, che la tracciatura delle linee orarie in questo tipo di quadrante è sempre divisa per 12, qualunque sia il periodo dell’anno.
Una ulteriore immagine a conclusione delle presenti righe ci mostra uno Scaphes romano esistente nella zona archeologica di Napoli, posto sopra un’alta colonna.
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SCAPHES
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Re: SCAPHES
Grazie, bellissimo Emisferium.
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Re: SCAPHES
Bell' articolo e anche interessante, me lo rileggo con calma
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Re: SCAPHES
Grazie mille, devo confessare che sto imparando molto.
Ciao Ciao GG
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Savoir se contenter de ce que l'on a : c'est être riche.
Lao Tseu
Membro dell'AFAHA "Association Française des Amateurs d'Horlogerie Ancienne"
In ricordo di kelorkilé (Gèrard Perrono) *24.04.1950 +31.05.2023
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