MEMORIA DELLA GRANDE CLESSIDRA DI PALERMO
(Giovanni Paltrinieri per Aisor, Luglio 2020)
Ruggero II Re di Sicilia, il sovrano che fece erigere nel 1131 la Cattedrale di Cefalù per ringraziare il Salvatore di uno scampato naufragio, fu anche uomo colto, interessato alla scienza e in particolare all’astronomia. In quella grande chiesa egli curò l’orientamento planimetrico e la tridimensionalità degli spazi per consentire al Sole di effettuare delle proiezioni luminose in particolari date dell’anno.
Alcuni anni dopo Ruggero II fa erigere la Cappella Palatina di Palermo, una basilica in stile normanno-bizantino, consacrata nel 1140, sita all’interno del complesso architettonico di Palazzo dei Normanni. E proprio a lato della Cappella, due anni dopo fa costruire una grande “Clessidra”, ovvero un Orologio idraulico, cioè un misuratore del Tempo azionato dall’acqua.
Questa singolare costruzione viene descritta in un articolo del 1974 di Antonio Simoni su “La Clessidra” (Fascicolo n. 6) recante il titolo: “La Clessidra di Re Ruggero in Palermo”.
Purtroppo, di quella antica realizzazione trattata dal Simoni resta oggi ben poco: un capitello incastonato nel muro recante in tre sezioni orizzontali una breve memoria scritta in tre diverse lingue: Latino, Greco-Bizantino, Arabo. (Fig. 1).
Per rendere più leggibile il testo, l’autore di quell’articolo riporta una incisione dei primi dell’Ottocento (Fig. 2). Da essa si rileva con maggior nitidezza il contenuto del testo che dal Latino tradotto in Italiano suona così:
“Il magnifico Signore Re Ruggero fece fare questo Orologio nell’anno della Natività del Signore 1142, nel mese di Marzo, Indizione quinta e nel tredicesimo di suo felice regno”.
Dal Greco-Bizantino: “Questo è il miracol nuovo che il possente sovrano Ruggero, re scettrato da Dio, raffrena il corso del liquido elemento dispensando infallibile cognizione delle ore del tempo”.
Dall’Arabo: “Uscì mandato dalla Maestà regia Rogeriana, sublime i cui giorni Dio allunghi, e prosperi le di lui insegne, che fece questo strumento per osservare le ore nella metropoli della Sicilia [da Dio] custodita l’anno 536 (dell’Egira)”.
Purtroppo il contenuto delle tre iscrizioni è essenzialmente celebrativo, e di conseguenza non possiamo dedurne un gran ché dal punto di vista tecnico-costruttivo.
Per avere un’idea sulle caratteristiche fondamentali di quello strumento, possiamo rifarci alla descrizione di un’altra grande Clessidra fatta costruire dal Sultano Salah’ad din (Saladino) a Damasco negli anni 1166-67. L’autore è Abù al Husain Ibn Gubair, il quale fa una relazione di un suo lunghissimo viaggio conclusosi alla Mecca. Di tale relazione – conservata oggi nella Biblioteca di Leida (Paesi Bassi) – ne resta soltanto una copia stilata in arabo del XIV secolo, completa di un disegno che ne illustra seppur semplicemente le funzioni (Fig. 3); nell’Ottocento la relazione venne tradotta e pubblicata.
L’autore descrive la Clessidra come una costruzione attigua alla principale moschea di Damasco. Sul fronte erano praticate dodici coppie di finestrelle precedute da una balconata su cui correva un indice consistente in un globo dorato sormontato da una mezzaluna. L’indicazione oraria derivava da una serie di percorsi idrauici che al momento opportuno facevano cadere una biglia metallica in un bacile. Si trattava dunque di una serie di cadenze orarie costanti, il cui annuncio acustico non mutava nel corso del giorno.
Uno strumento del tutto simile, e parzialmente oggi ancora esistente, è la “Dar al-Magana” (letteralmente: casa dell'orologio), un edificio storico situato nella medina di Fès (Marocco), realizzato per ospitare una Clessidra ad acqua che indicava le ore delle preghiere rituali islamiche (Fig. 4). Essa venne concepita e costruita dall’astronomo Ali Ahmed Tlemsani nel 1357, cadendo in disuso soltanto un secolo dopo.
Purtroppo di quanto resta oggi a Fès, e dal disegno custodito a Leida, non possiamo che farci una vaga idea sull’esatto funzionamento di questa Clessidra, tanto più che l’Orologio batteva il tempo non ad intervalli regolari, ma secondo le Ore Ineguali, cioè che dividevano l’arco diurno in 12 parti, indipendentemente dal periodo stagionale. Sulla facciata di questo strumento troviamo 12 aperture ad arco, ciascuna delle quali è sistemata una piccola piattaforma atta a sorreggere una ciotola in bronzo. Le travi che sporgono notevolmente dall’edificio avevano soltanto funzione protettiva delle finestre. Si presume che dietro ad ogni finestra fosse posizionato un carrello gestito da un percorso idraulico provvisto di galleggianti atti a sganciare al momento opportuno e in progressione una sfera dorata che andava a posizionarsi nella ciotola scandendo in tal modo l’ora esatta. Al termine della giornata l’orologiaio provvedeva a rimettere al loro posto le sfere, preparandole per il giorno seguente.
Orologi del genere si suppone che nel mondo arabo in passato ne siano stati realizzati diversi: un modo che a noi può sembrare oggi del tutto inusuale e complicato, ma che invece ebbe un meritato periodo di gloria. Il capitello palermitano con la triplice memoria linguistica, costituisce dunque un documento di eccezionale importanza storica, a ricordo di uno strumento degno di un grande sovrano quale fu appunto Ruggero II.
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MEMORIA DELLA GRANDE CLESSIDRA DI PALERMO
A cura di: PALTRINIERI
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Re: MEMORIA DELLA GRANDE CLESSIDRA DI PALERMO
veramente molto interessante. Grazie Giovanni.
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Re: MEMORIA DELLA GRANDE CLESSIDRA DI PALERMO
Ma....radere tutto al suolo e rifarla?
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