GIUSEPPE ZAMBONI, INVENTORE DELL'OROLOGIO ELETTRICO

Le ore con il sole.

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GIUSEPPE ZAMBONI, INVENTORE DELL'OROLOGIO ELETTRICO

Messaggio da PALTRINIERI » sab lug 04, 2020 1:13 am

GIUSEPPE ZAMBONI,
INVENTORE DELL’OROLOGIO ELETTRICO
Giovanni Paltrinieri – Per AISOR - 2020

Il 16 settembre 2016 un noto studioso ed esperto di orologeria Paolo Francesco Forlati (per me amico carissimo da un trentennio), ha donato all’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona – la sua Città – un rarissimo esemplare di Orologio Elettrico realizzato nel 1827 da Antonio Camerlengo assistente dall’Abate docente di Fisica Giuseppe Zamboni.
Quest'ultimo era nato a Arbizzano (VR) il 1º giugno 1776. Egli fu docente di Fisica (1800-1846 – anno della sua morte) presso l’allora Imperial Regio Liceo di Verona, ora Liceo-Ginnasio Statale Scipione Maffei.
Questo scienziato è giustamente ricordato per aver inventato la “Pila a secco” (quella che usiamo ancor oggi abitualmente) a cui è seguita la costruzione dell’Orologio Elettrico, il primo al mondo.
(Fig. 1. Paolo Forlati ritratto nel momento della donazione all’Accademia veronese l’Orologio di Antonio Camerlengo, accanto allo strumento. Da sinistra il chiarissimo rettore dell'università di Verona Nicola Sartor e il Presidente dell'Accademia Claudio Carcereri De Prati . Foto Marchiori).
Paolo Forlati, amante della storia scientifica della sua città, e dell’Orologeria in particolare, in occasione del prezioso dono fatto all’Accademia, ha voluto sottolineare con un interessante fascicolo pubblicato in quella occasione, il fondamento e l’opera del Camerlengo e dello Zamboni , da cui sono sostanzialmente attinte le informazioni delle presenti righe.
Il Forlati che ben conosceva l’importanza dei lavori compiuti dallo Zamboni, aveva trovato in vendita a Milano l'orologio riconoscendone subito la firma di Camerlengo, il collaboratore ed esecutore di molti strumenti concepiti sulle idee dal nostro scienziato. Lo ha acquistato e riparato, ma per ricostruire i meccanismi mancanti, ha trascorso notevole tempo all'Accademia per studiare sugli schemi dell'abate Zamboni che in quella sede erano custoditi.

Vediamo ora con una certa sinteticità l’invenzione dello scienziato veronese.
Nella seconda decade dell’Ottocento l’Accademia Reale delle Scienze di Monaco riceve una lettera scritta di pugno dal Prof. di Fisica dell’Ateneo di Verona, l’Abate Giuseppe Zamboni, dal contenuto davvero eccezionale. Il documento contiene l’annuncio della realizzazione fatta nella primavera del 1814 da parte dello Zamboni e del suo assistente orologiaio sig. Carlo Streizig, veronese, di un semplice ma straordinario Orologio “che cammina con l’elettricità delle sue pile secche”. E dunque è a Verona, nella sede dell’Accademia dove Zamboni insegna, che viene concepito il primo orologio elettrico del mondo, azionato dalle “Pile Secche”, da lui inventate nel 1812.
(Fig. 2. Il primo Orologio a Pile costruito dallo Streizig, oggi conservato nel Museo Civico di Modena).
Zamboni per prima cosa mette a punto delle Pile Elettriche del tutto nuove sebbene abbastanza simili a quelle di Alessandro Volta.
La pila voltiana è composta di una alternanza di dischi di rame e zinco separati tra loro da un isolante imbibito di acido solforico diluito. Quest’ultimo però produce una rapida consunzione dello zinco producendo il cessato funzionamento della pila stessa.
Zamboni dopo mille esperimenti crea una pila che non utilizza elettroliti troppo aggressivi verso i metalli che la costituiscono. La sua, è costituita da circa duemila dischetti di carta d’argento su cui poggiano altrettante sottilissime lamine di una lega binaria di rame e zinco – di solito usata in oreficeria e per decorare strumenti musicali chiamata “Tombacco”. Inoltre, tra uno strato metallico e l’altro Zamboni spalma una sottile sostanza organica che fa da isolante. Poi, sulla carta d’argento egli deposita una pasta realizzata con polvere di carbone e acido nitrico diluito in acqua.
Creata dunque una pila di eccezionale durata e di ottima qualità, lo scienziato pensa subito di utilizzarla per diversi fini, uno dei quali è l’Orologio Elettrico, verso il quale dedica immediatamente i suoi pensieri.
Ne esce uno strumento assai singolare ed assolutamente innovativo, che egli descriverà dettagliatamente nell’Opera stampata a Verona nel 1843 dal titolo: “Sull’Elettro Motore Perpetuo”.
(Fig. 3. Frontespizio della pubblicazione di Zamboni in cui descrive la sua invenzione).
(Fig. 4. Dal citato libro di Zamboni, questa doppia immagine mostra il fronte e il fianco dell’Orologio definito “Perpetuo” grazie all’azione delle pile che si credevano di durata illimitata).
Come è mostrato nella doppia Fig. 4, la parte del “Moto” è costituita dal pendolo oscillatore battente il secondo (Frequenza 1 Hz), sostenuto da filo di seta. L’alimentatore è dato dalle batterie, e il contatore è dato da un componente meccanico, sempre pilotato dall’oscillatore.
L’Elettromotore perpetuo viene tenuto in funzione per mezzo di un leggero pendolo che può oscillare tra due elettrodi collegati alle ‘pile a secco’ poste ai lati.
La parte oscillante - di materiale conduttore di elettricità - si sposta quindi tra i due elettrodi ciascuno dei quali di opposta polarità. Quando il pendolo si avvicina all’elettrodo positivo (+) e lo tocca, esso si carica con la stessa polarità e, poiché cariche uguali si respingono, si allontana dall’elettrodo stesso e tende ad avvicinarsi all’altro elettrodo, negativo ( – ). Non appena lo tocca, il pendolo si carica negativamente, si ripete il meccanismo d’azione prima descritto e così… all’infinito (o quasi).
Se Zamboni è un grande teorico, non ha purtroppo il dono della manualità: egli pertanto ricorre per le sue realizzazioni ad un tecnico del laboratorio di Fisica del Regio Liceo dove egli insegna: Carlo Streizig, validissimo orologiaio. In seguito porteranno avanti le sue invenzioni sul “moto perpetuo “ con geniali soluzioni, anche l’orologiaio Giovanni Bianchi e principalmente il veronese Antonio Camerlengo , autore di questo orologio che si guadagnò il titolo di “Meccanista Accademico “.
Le invenzioni di Zamboni hanno negli anni seguenti una forte rinomanza a livello europeo, tanto che il grande fisico francese Arago in un discorso tenuto il 29 novembre 1830 presso l’Accademia delle Scienze di Parigi, così esordisce “…In fatto di moto perpetuo nulla mai si farà di meglio del grazioso istrumento inventato dal signor Zamboni, il cui principio motore è l’elettricità delle pile conosciute col nome di “pile a secco”. Un piccolo corpo leggero sospeso ad un filo di seta tra i due poli di queste pile, è continuamente attratto e respinto dall’elettricità.”

A Verona, in via Pietà Vecchia, l’abate Giuseppe Zamboni abitò fino alla fine dei suoi giorni. Oggi una lapide, all'interno di Palazzo Erbisti a Verona sede dell'Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere , ricorda questo geniale e quasi misconosciuto scienziato che onora non solo la sua città, ma l’Italia intera.
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Re: GIUSEPPE ZAMBONI, INVENTORE DELL'OROLOGIO ELETTRICO

Messaggio da Giacomo » sab lug 04, 2020 3:58 pm

Molto molto interessante!!! Grazie Giovanni. Mi hai fatto venire in mente un articolo che lessi sulla rivista di Afhaa e delle immagini viste su dei testi.
Cerco e arricchiamo questa interessantissima discussione.

riccardo
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Re: GIUSEPPE ZAMBONI, INVENTORE DELL'OROLOGIO ELETTRICO

Messaggio da riccardo » sab lug 04, 2020 4:27 pm

Buongiorno, farò delle ricerche, non appena trovo qualcosa lo mando.
Mi interessa molto questa applicazione.
Riccardo

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Re: GIUSEPPE ZAMBONI, INVENTORE DELL'OROLOGIO ELETTRICO

Messaggio da PALTRINIERI » sab lug 04, 2020 6:35 pm

Giacomo ha scritto:
sab lug 04, 2020 3:58 pm
Molto molto interessante!!! Grazie Giovanni. Mi hai fatto venire in mente un articolo che lessi sulla rivista di Afhaa e delle immagini viste su dei testi.
Cerco e arricchiamo questa interessantissima discussione.
Lieto del gradimento, cari saluti, Giovanni.

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Re: GIUSEPPE ZAMBONI, INVENTORE DELL'OROLOGIO ELETTRICO

Messaggio da Keplero » ven lug 10, 2020 3:01 pm

Ombra fugace dalla luce uscita,
Misuro al mondo il sole, all’uom la vita.

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