VASSENE IL TEMPO, E L’UOM NON SE N’AVVEDE
Giovanni Paltrinieri per AISOR, Ottobre 2020
Il titolo del presente articolo riprende una considerazione che fà Dante Alighieri nel suo “Purgatorio”, al quarto Canto, e ciò mi dà lo spunto per una breve considerazione. Nel periodo greco e romano l’ottimale strumento per misurare il Tempo era la CLESSIDRA (il suo nome deriva dal greco, e significa “Rubo Acqua”).
Diversamente da quanto nell’abitudine quotidiana si assegna il nome di questo strumento (e così pure lo indicano spesso enciclopedie e Google), la Clessidra nel suo originale aspetto è un contenitore a forma di vaso troncoconico, sul cui fondo è praticato un piccolo foro: l’acqua defluendo dall’orifizio, marca con l’abbassare del suo livello gli intervalli costanti di Tempo. All’esaurirsi dell’acqua il contenitore viene di nuovo riempito, e così di seguito nel corso del giorno e della notte. Da qui il motto: SICUT AQUA, HORA RUIT (Come l’Acqua, il Tempo scorre).
La prima figura qui riportata, si riferisce alla “Clessidra di Karnak”: venne trovata nel villaggio egiziano situato sulle sponde del Nilo, a 2,5 Km a Nord di Luxor, oggi esposta al Louvre di Parigi.
Nel corso del Medioevo nasce la “SABBIERA”, quella che viene sovente identificata impropriamente col nome di Clessidra: due ampolle sono collegate tra loro per mezzo di uno stretto passaggio, attraverso il quale la sabbia finissima dall’ampolla superiore passa a quella inferiore. A seconda delle dimensioni delle ampolle, ne derivano intervalli di Tempo più o meno ampi.
La SABBIERA con la sua classica e ben nota immagine si è sempre prestata a rappresentare il “Tempo che passa” e quindi a sottolineare l’esiguità dell’esistenza umana”. La Sabbiera esprime “VITA”, quando buona parte della sabbia è ancora nell’ampolla alta, e si mostra il suo transitare dall’orifizio. Esprime invece “MORTE”, quando tutta la sabbia si è consumata. In quest’ultima versione la vediamo spesso rappresentata nei cimiteri, a volte con una specifica tutta particolare: viene rappresentata in posizione orizzontale, se si tratta della tomba di un fanciullo, quando per malattia o incidente, lo scorrere del Tempo si è improvvisamente interrotto concludendo quanto la vita aveva in animo di dargli.
La seconda figura ritrae una porzione di scultura tombale realizzata nel Medioevo per un docente universitario bolognese. Tra i gli strumenti basilari della sua vita di studioso, sono ricordati i libri, calamaio e penna, e una Sabbiera.
Intorno al Duecento si assiste alla nascita di un primo abbozzo di Orologio Meccanico: Dante nella Divina Commedia accenna a questa novità: vi sono ingranaggi, ed una campanella che cadenza col suono gli intervalli. Sulla macchina è montata frontalmente la mostra in grado di ruotare in quanto tenuta in tensione da un grave, portando la suddivisione oraria che va da uno a ventiquattro. Una barra superiore “il Foliot”, fa da dosatore di forza grazie a due opposte alette disposte sul suo asse. All’occorrenza, si inserisce sulla linea oraria un piolo: quando quest’ultimo incontra una apposita levetta, avviene lo sblocco del sistema di sveglia, che genera il suono ripetuto della campanella soprastante. Siccome i primi fruitori di questo moderno sistema furono in prevalenza le comunità monastiche che lo usavano per battere i tempi di preghiera e funzioni del convento, lo strumento venne da subito chiamato “SVEGLIARINO MONASTICO”.
La terza immagine qui riprodotta, mostra una tarsia risalente al 1530, realizzata da Padre Damiano Zambelli per il coro della Basilica di San Domenico di Bologna: un’opera d’arte notevole per dimensioni e qualità artistiche: si consiglia vivamente di visitarla.
Lo Svegliarino Monastico ha dunque generato la moderna misura del Tempo contrassegnata dall’ingranaggeria che è giunta sin quasi ai nostri giorni. Misurando comunque il Tempo con questi antichi strumenti, e considerando quelli attuali modernissimi e perfetti, resta pur sempre valido il pensiero espresso da Dante: VASSENE IL TEMPO, E L’UOM NON SE N’AVVEDE.
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VASSENE IL TEMPO.....
A cura di: PALTRINIERI
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Re: VASSENE IL TEMPO.....
Grazie Giovanni, sempre molto interessante e con spunti di riflessione. Mi hai fatto venire in mente alcune immagini che avevo salvato da qualche parte, devo ritrovarle, della tarsia e di alcune clessidre ad acqua.
- Keplero
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Re: VASSENE IL TEMPO.....
Giovanni, quale tipo di sabbia veniva usata nelle sabbiere?
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Misuro al mondo il sole, all’uom la vita.
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Re: VASSENE IL TEMPO.....
Non lo so con precisione. Qualcuno sa dare una precisa risposta?
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Re: VASSENE IL TEMPO.....
Grazie
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Re: VASSENE IL TEMPO.....
Argomento molto interessantePALTRINIERI ha scritto: ↑lun ott 26, 2020 11:31 pmVASSENE IL TEMPO, E L’UOM NON SE N’AVVEDE
Giovanni Paltrinieri per AISOR, Ottobre 2020
Il titolo del presente articolo riprende una considerazione che fà Dante Alighieri nel suo “Purgatorio”, al quarto Canto, e ciò mi dà lo spunto per una breve considerazione. Nel periodo greco e romano l’ottimale strumento per misurare il Tempo era la CLESSIDRA (il suo nome deriva dal greco, e significa “Rubo Acqua”).
Diversamente da quanto nell’abitudine quotidiana si assegna il nome di questo strumento (e così pure lo indicano spesso enciclopedie e Google), la Clessidra nel suo originale aspetto è un contenitore a forma di vaso troncoconico, sul cui fondo è praticato un piccolo foro: l’acqua defluendo dall’orifizio, marca con l’abbassare del suo livello gli intervalli costanti di Tempo. All’esaurirsi dell’acqua il contenitore viene di nuovo riempito, e così di seguito nel corso del giorno e della notte. Da qui il motto: SICUT AQUA, HORA RUIT (Come l’Acqua, il Tempo scorre).
La prima figura qui riportata, si riferisce alla “Clessidra di Karnak”: venne trovata nel villaggio egiziano situato sulle sponde del Nilo, a 2,5 Km a Nord di Luxor, oggi esposta al Louvre di Parigi.
Nel corso del Medioevo nasce la “SABBIERA”, quella che viene sovente identificata impropriamente col nome di Clessidra: due ampolle sono collegate tra loro per mezzo di uno stretto passaggio, attraverso il quale la sabbia finissima dall’ampolla superiore passa a quella inferiore. A seconda delle dimensioni delle ampolle, ne derivano intervalli di Tempo più o meno ampi.
La SABBIERA con la sua classica e ben nota immagine si è sempre prestata a rappresentare il “Tempo che passa” e quindi a sottolineare l’esiguità dell’esistenza umana”. La Sabbiera esprime “VITA”, quando buona parte della sabbia è ancora nell’ampolla alta, e si mostra il suo transitare dall’orifizio. Esprime invece “MORTE”, quando tutta la sabbia si è consumata. In quest’ultima versione la vediamo spesso rappresentata nei cimiteri, a volte con una specifica tutta particolare: viene rappresentata in posizione orizzontale, se si tratta della tomba di un fanciullo, quando per malattia o incidente, lo scorrere del Tempo si è improvvisamente interrotto concludendo quanto la vita aveva in animo di dargli.
La seconda figura ritrae una porzione di scultura tombale realizzata nel Medioevo per un docente universitario bolognese. Tra i gli strumenti basilari della sua vita di studioso, sono ricordati i libri, calamaio e penna, e una Sabbiera.
Intorno al Duecento si assiste alla nascita di un primo abbozzo di Orologio Meccanico: Dante nella Divina Commedia accenna a questa novità: vi sono ingranaggi, ed una campanella che cadenza col suono gli intervalli. Sulla macchina è montata frontalmente la mostra in grado di ruotare in quanto tenuta in tensione da un grave, portando la suddivisione oraria che va da uno a ventiquattro. Una barra superiore “il Foliot”, fa da dosatore di forza grazie a due opposte alette disposte sul suo asse. All’occorrenza, si inserisce sulla linea oraria un piolo: quando quest’ultimo incontra una apposita levetta, avviene lo sblocco del sistema di sveglia, che genera il suono ripetuto della campanella soprastante. Siccome i primi fruitori di questo moderno sistema furono in prevalenza le comunità monastiche che lo usavano per battere i tempi di preghiera e funzioni del convento, lo strumento venne da subito chiamato “SVEGLIARINO MONASTICO”.
La terza immagine qui riprodotta, mostra una tarsia risalente al 1530, realizzata da Padre Damiano Zambelli per il coro della Basilica di San Domenico di Bologna: un’opera d’arte notevole per dimensioni e qualità artistiche: si consiglia vivamente di visitarla.
Lo Svegliarino Monastico ha dunque generato la moderna misura del Tempo contrassegnata dall’ingranaggeria che è giunta sin quasi ai nostri giorni. Misurando comunque il Tempo con questi antichi strumenti, e considerando quelli attuali modernissimi e perfetti, resta pur sempre valido il pensiero espresso da Dante: VASSENE IL TEMPO, E L’UOM NON SE N’AVVEDE.
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CLESSIDRA KARNAK.jpg
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SABBIERA.JPG
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SVEGLIARINO.JPG
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IL PANE DURO , NON è DURO . E NON AVERE IL PANE CHE è DURA