HORIHOMO

Le ore con il sole.

A cura di: PALTRINIERI

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HORIHOMO

Messaggio da PALTRINIERI » gio ott 07, 2021 5:57 pm

HORIHOMO
Giovanni Paltrinieri, per Aisor – Ottobre 2021

La determinazione dell’Ora è sempre stata in passato di notevole importanza. Conoscere l’ora non era però tanto facile, dato che ben pochi potevano permettersi il lusso di avere un Orologio.
Esisteva l’Orologio “da Torre” per chi viveva in un centro abitato: solitamente lo aveva il Palazzo Comunale, e il campanile della Chiesa.
Vi era poi quello “da portare addosso”, uno strumento assai costoso che se lo poteva permettere il nobile ed il ricco. Al popolino dunque, non restava nulla. Ma la gente anche in passato si muoveva, e si metteva in viaggio per i più svariati motivi: trasporto materiale, adempimento di un voto, far visita a parenti lontani, ecc. Viaggi questi, che richiedevano giorni o settimane, tanto che non era insolito vedere fedeli partire dai paesi più a Nord dell’Europa, e andare in Terrasanta per visitare i luoghi in cui aveva vissuto Cristo. Chi effettuava viaggi tanto scomodi e pericolosi, necessitava di uno strumento seppur rozzo ed economico per conoscere l’Ora.
Per sopperire a tale richiesta, il viaggiatore usava un particolare Orologio trattato sovente in un’opera a stampa seicentesca scritta dall’astronomo e astrologo cosentino Rutilio Benincasa (1555 - 1626) dal titolo “Almanacco”, che a partire dal 1593 ebbe numerosissime edizioni.
Tale strumento, chiamato HORIHOMO, era portatile ed economico nella sua realizzazione che ora andiamo a descrivere. Come si può facilmente intuire dal suo nome, si tratta di un Orologio in cui vi è una componente umana, cioè l’uomo costituisce una sua parte: lo gnomone atto a produrre ombra.
Il Benincasa asserisce che il viandante, prima di mettersi per via, realizza un bastone lungo come la propria persona, e lo suddivide in 12 parti uguali eseguendo su ciascuna una incisione circolare.
Volendo conoscere l’ora, egli si sceglie una zona pianeggiante ed assolata marcando una “X” al suolo. Il medesimo poi si mette “ritto” su quel punto, facendovi coincidere la testa del suo bastone, la cui direzione è la stessa dell’ombra del proprio corpo. Utilizzando poi il bastone a mò di metro, si misura quanti dodicesimi del bastone è lunga l’ombra appena definita.
Tenendo a mente tale valore, lo si confronta con la Tabellina qui a seguito riportata, che lui deve sempre tenere conservata in tasca. Su di essa sono considerate dodici situazioni calendariali riferite al 21 di ogni mese. Si mette dunque a confronto la data con la lunghezza in dodicesimi dell’ombra misurata al suolo, e di conseguenza si trova nella riga superiore l’Ora in corso.

Se ad esempio al 21 maggio l’ombra prodotta è due bastoni interi più due tacche, significherà che essa corrisponde a 12+12+2 = 26 dodicesimi, quindi siamo intorno alle ore 7 di mattina, oppure le 17 pomeridiane.

Ovviamente la Tavola fornisce un orario con una discreta approssimazione. Si è calcolata la lunghezza dell’ombra relativa a Bologna, in Tempo Vero Locale; quindi le ore 12 corrispondono al Mezzogiorno Vero; di conseguenza le ore del mattino risultano speculari a quelle del pomeriggio. Effettuando inoltre una semplice interpolazione, si può dedurre l’ora anche per date intermedie.
E’ da avvertire comunque che nei mesi in cui vige l’Ora Estiva (impropriamente detta Ora Legale), all’orario fornito si dovrà aggiungere 1 ora.

Questo sistema di determinazione oraria – a prescindere dalla diversa possibile Latitudine, è valido per qualsiasi altezza di una persona, trattandosi infine, di rapporto Altezza/lunghezza.



Riportiamo qui a seguito il testo settecentesco di Rutilio Benincasa che piacevolmente esprime i concetti appena visti, imprimendo loro la piacevolezza di una lingua italiana d’altri tempi.

Quando ci vorremo servire di questo Horihomo bisogna haver un bastone, o filo eguale all’altezza nostra, & compartito in 12 parti eguali. Et volendo sapere l’hore andaremo in luogo piano al possibile esposto al Sole, & faremo un segno in terra sopra il quale metteremo il calcagno, e stando diritto senza barretta, notaremo il fine dell’ombra nostra, & dopo la misuraremo col detto filo, perché se nell’Horihomo trovato il mese, & giorno proprio, cercheremo la lunghezza propria o più vicina, & essa guardando dritto fin capo dell’Horihomo haveremo l’hora.

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Dal punto di vista didattico o di curiosità, il principio dell’Horihomo ed il rapporto qui indicato tra asta verticale di altezza con valore 12, e lunghezza dell’ombra proiettata al suolo nel corso del giorno e dei mesi, può risultare particolarmente interessante per diverse considerazioni.
Si può ad esempio per proporzione determinare la lunghezza dell’ombra di un edificio ad una data ora conoscendo beninteso la sua altezza. Oppure, inversamente, misurando l’ombra si può risalire – sempre con rapporto proporzionale oppure per via trigonometrica – all’altezza del corpo che la produce.

Fig. 1: L’illustrazione xilografica di Rutilio Benincasa con l’uomo e il suo bastone.
Fig. 2: La Tavola calcolata per la Latitudine di Bologna e luoghi limitrofi.
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Re: HORIHOMO

Messaggio da ars57 » ven ott 08, 2021 8:09 pm

Quindi può usarlo anche un tappo come me! :banana-guitar:
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Re: HORIHOMO

Messaggio da Calico » ven ott 08, 2021 9:16 pm

La tua statura non è in discussione! Grazie prof.

Mario Arnaldi
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Re: HORIHOMO

Messaggio da Mario Arnaldi » lun giu 19, 2023 3:56 pm

A onor del vero, però, bisogna dire che l'horihomo in realtà non era altro che le versione cinque-secentesca del più antico "Horologium viatorum" (nome usato nell'antichità e nel medioevo anche per un altro tipo di orologio solare portatile: il cilindro) o, più semplicemente "Horologium" (nel Medio Evo e anche nell'antichità non si faceva molta distinzione) molto comune nel Medio Evo, anche islamico, ma di origine già Greco-Romana, se non antecedente. Si trattava di semplici schemi mnemonici della lunghezza delle ombre, misurata con uno gnomone (asta perpendicolare ad un piano) o utilizzando la persona stessa come sciotere, dato che l'altezza umana negli antichi canoni equivaleva a un certo numero di parti uguali, pari alla lunghezza del piede della stessa persona. Le antiche fonti non dicono nulla a riguardo, ma Otto Neugebauer riuscì per primo a stabilire un rapporto fra l'altezza umana, o la lunghezza dello gnomone, e le parti in cui era suddiviso (6:1 o 7:1). Una buona descrizione degli schemi delle ombre nell'antichità la troviamo in K. Schaldach, "Gli 'schemi delle ombre' ne medioevo latino", Gnomonica Italiana, n. 16, 2008, pp. 9-16. Esistono molti manoscritti medievali che riportano gli schemi delle ombre, a partire dal secolo VII al secolo XV e oltre. Gli schemi più ricordati, però, sono quelli di Palladio (sec. IV-V) e quello attribuito a Beda il Venerabile (sec. XVII-VIII).

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