ERUDIZIONE-OROLOGIO

Le ore con il sole.

A cura di: PALTRINIERI

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PALTRINIERI
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ERUDIZIONE-OROLOGIO

Messaggio da PALTRINIERI » lun nov 01, 2021 7:47 pm

DIZIONARIO DI ERUDIZIONE – OROLOGIO-(A)
(Trascrizione di Giovanni Paltrinieri per AISOR, 2021)

Nel 1848 la TIPOGRAFIA EMILIANA DI VENEZIA PUBBLICA una corposa opera compilata dal Cavaliere GAETANO MORONI, romano, dal titolo: DIZIONARIO DI ERUDIZIONE STORICO-ECCLESIASTICA DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI. Di notevole interesse, nel Vol. 49, a pag. 133, egli inizia la parte dedicata alla storia dell’Orologeria Trattandosi di un tema particolarmente interessante e in un gradevole stile ottocentesco, si riporta qui a seguire la trascrizione integrale di tale capitolo che per motivi di spazio viene inserita in tre successive puntate.

OROLOGIO O ORIVOLO, Horologium.
Strumento che misura il tempo, giorno e notte in parti eguali. Orologio nel rito greco significa liturgia, o breviario, così chiamato perché contiene le ore, ossia l’uffizio da recitarsi in ciascun giorno dell’anno: vi è un grande e un piccolo orologio, il piccolo ricavato dal grande contiene un numero minore di preghiere. L’arte che fabbrica gli orologi per misurare il fugacissimo tempo chiamasi orologeria, e quello che esercita oriolaio, o orivolaio, o orologiaro, horologiator. Nelle chiese e né monasteri la custodia e regolamento dell’orologio era uffizio del sagrista. Come la provvidenza divina diede l’ammirabile regolamento de’ cieli alle angeliche menti, così lasciò nella terra aperto il campo alle vaghe e pellegrine invenzioni dell’umano ingegno; acciocché tutte le cose rimaste capaci di qualche perfezione, dagli artifiziosi loro modi fossero al compimento condotte. Fra queste quella degli orologi è certamente una delle più meravigliose dell’ingegno umano, abbracciando quelli da muro, da tavolino, da scarsella, gli svegliarini, i pendoli, le ripetizioni e per fino quelli che talvolta si sono messe nelle tabaccherie, ne’ bastoni, ne’ bottoni, negli anelli e né monili delle donne. Poiché non potendosi fissare il tempo fugace e fermarlo nella rapidità del suo corso continuo, è stato un frutto sorprendente della sagacità dell’uomo, di poter giungere a saper indicare tutti i momenti della sua partenza, ed a dimostrare per dir così e contar le parti, per le quali ci lascia e s’invola. In tutte queste varie ingegnosissime forme d’orologi hanno successivamente, e quasi a gara, travagliato gl’italiani, i francesi, i ginevrini, gl’inglesi, gli alemanni, i fiamminghi, sino a ridurre questa arte all’ultima perfezione, ed a formare un ramo assai ragguardevole di commercio.
Sembra però cosa fuori di ogni credenza, e fa meraviglia il pensare quanto tardassero le nazioni a trovare un istromento con cui misurare esattamente il tempo, e fra tanta dovizia di cognizioni degli antichi, pur non giungessero mai ad inventare uno che fosse esatto, e valesse di giorno e di notte, e fosse disposto in modo da servire alle intere popolazioni. Questa invenzione era riserbata alle nazioni moderne, allorché appena uscivano dalla barbarie, e questa gloria era serbata all’Italia. L’orologio ha ottenuto nel passato secolo e nel corrente grandissimi miglioramenti per le molteplici invenzioni che si sono fatte intorno a diversi scappamenti, e le forme e la costruzione degli orologi, che si sono variate all’infinito. Gl’inglesi, i ginevrini ed i francesi si sono singolarmente distinti nell’esercizio di quest’arte, ed i celebri Berthoud e Brequet presentarono sino dai primi anni di questo secolo alla pubblica esposizione mostre marine e cronometri di una esattezza che uguagliava quella degli strumenti più perfetti sino a quel tempo conosciuti, distinguendosi né cronometri anco Duchemin. L’arte dell’orologeria ha fatto progressi anche in Germania ed Italia. La vera origine degli orologi è propriamente ignota, e le opinioni degli scrittori sono differenti. Nella compilazione di questo articolo profitteremo principalmente dell’eruditissimo Francesco Cancellieri, il quale nel suo bel libro: Le due nuove campane di Campidoglio, con varie notizie sopra i campanili e sopra ogni sorta di orologi, di questi egregiamente scrisse, illustrando il variatissimo argomento con numerose notizie bibliografiche di autori che ne trattarono. Nella par. 2 col cap. IX e seg., discorre dell’invenzione degli orologi d’ogni specie, cioè degli orologi solari e del fiore della passione; degli orologi ad acqua; degli orologi a polvere; degli orologi a pendolo; degli orologi a ruota; di quelli pubblici di varie città di Fiandra; d’un orologio a secondi naturali ed equazione in Parigi; se possa farsi un orologio perpetuo senza bisogno di caricarlo; degli orologi pubblici di alcune città d’Italia; d’un orologio a cicloide; degli orologi pubblici di Roma; se sia preferibile l’orologio oltramontano all’italiano; degli orologi mobili negli anelli, tabacchiere, ecc., e delle ripetizioni e mostre tascabili; della determinazione delle longitudini di mare; de’ cronometri; degli scrittori in genere sugli orologi, perché de’ parziali ne parla ad ogni capitolo; e delle imprese accademiche, versi ed enigmi in lode degli orologi.
Gli orologi che sembrano essere stati più usati ne’ tempi remoti e più generalmente adottati, sono gli orologi solari e gli orologi ad acqua. Si trova menzione degli orologi solari fin dai tempi più remoti presso gli ebrei, poiché 800 anni prima dell’era cristiana ne somministra una manifesta prova l’avvenimento del profeta Isaia, che per confermare la certezza della guarigione accordata da Dio al re Ezechia, fece ritirare prodigiosamente per dieci gradi o linee l’ombra del sole sull’orologio di Achaz suo padre. Gli antichi ebbero diverse sorta di orologi o quadranti solari, alcuni inventati dai Caldei, altri dai greci; si dice primo inventore l’astronomo caldeo Beroso, fiorito 640 anni avanti l’era nostra. Sembra che l’arte di stabilire un gnomone e di formare un orologio solare compiuto, fosse dovuta oltre ai caldei o babilonesi anche ai fenici, popoli commercianti e navigatori che si saranno di buon’ora avveduti della necessità di misurare il tempo con qualche esattezza, indi da loro passò ai greci. Le piramidi o Obelischi d’Egitto, tuttavia credonsi formati ad oggetto che si servissero come una specie di ago, e l’ombra segnasse le diverse ore del giorno. Gli orologi solari nella loro forma erano differenti, e prendevano il nome di scafa, di emisferio e di disco, dalla figura che ciascuno di essi aveva, benché il meccanismo non fosse che sempre lo stesso, consistendo in due linee solstiziali del Cancro e del Capricorno, nell’equatore, e in altre undici linee poste diagonalmente più o meno vicine al gnomone, ad oggetto di notare le ore avanti e dopo il mezzodì. Ma essendo però l’elevazione del polo diversa, secondo i differenti paesi, in maniera diversa era necessario determinare coll’analemma l’altezza del rispettivo gnomone, ossia l’ago che negli orologi a Sole colla sua ombra indica le ore, per cui Gnomonica fu detta l’arte di fabbricare gli Orologi Solari.
Di quelli che tuttora ci rimangono i più comuni sono un emiciclo scavato in un quadrato ed inclinato, come appunto è quello che si vede in Campidoglio e nel Museo Vaticano: di tal sorte pretende il Grozio che fosse quello di Achaz, benché diversamente altri opinarono. Gli ebrei non conobbero Orologi sonanti, e servivansi delle trombe per indicare le ore; anche fra i romani il banditore o trombetta del console avea l’incarico di avvisare l’ultima ora e quella di mezzogiorno. Fabio Vestale lasciò scritto che L. Papirio Cursore fu il primo a costruire in Roma un Orologio Solare, ma secondo Plinio fu posteriore, poiché M. Varrone riporta, che M. Valerio Messala l’avea portato per la prima volta nel 472 di Roma, da Catania con altre spoglie del trionfo della Sicilia, che lo riconosceva dalla Grecia, senza comprendere che un orologio solare adattato alla meridiana di Catania, non poteva segnare esattamente le ore nel foro di Roma; fu collocato con festa presso i rostri. Altri attribuiscono ad Anassimene Milesio o Mileto, nato 528 anni avanti l’era nostra, la prima introduzione in Roma dell’orologio solare, che s’incominciò a prendere la misura del tempo, fino allora ivi sconosciuto, e dicesi inventore del gnomone, di cui altri danno il vanto al suo maestro Anassimandro di Mileto, morto nella 58° olimpiade: a questi si attribuisce l’applicazione al gnomone o al quadrante solare dell’ago che serve ad indicare le ore, strumento che poi perfezionato ricevette il nome di oroscopio o di orologio. Altri finalmente scrivono, che nel 590 di Roma Q. Marcio Filippo accortosi della fallacia dell’orologio greco tratto da Sicilia, ne costruì uno nuovo, e lo collocò presso l’antico con molta sua lode. Sino dai tempi della repubblica eravi in Palestrina una piazza coll’orologio solare, che Silla adornò di portici: Varrone osservò che invece di meridies, vie era scritto medidies.
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Re: ERUDIZIONE-OROLOGIO

Messaggio da ars57 » lun nov 01, 2021 8:39 pm

perdindirindina! :text-thankyouyellow:
mario (aspirante apprendista) - Amici del MOA

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