L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Il mondo degli orologi da polso, vintage e moderni.

A cura di: Paolo Antolini

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L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da Zufolo » ven set 07, 2018 11:52 pm

Abbiamo parlato poco tempo fa del quarzo oltrecortina, il Ruhla calibro 28.
Questo però non ha rappresentato la prima volta in cui all’Est si metteva una pila dentro ad un orologio al quarzo: ha avuto due predecessori puramente elettrici nei calibri 25 e 26.

Turingia

La Ruhla nasce nell’omonima città della Turingia nel 1862 come fabbrica metallurgica. Nel XX secolo è già un importante produttore di orologi. Alla fine della guerra viene confiscata dall’ URSS, restandone di proprietà fino al 1952, allorché viene trasferita alla DDR.
I sovietici avevano richiesto la chiusura delle fabbriche sia di Ruhla che di Glashütte – in Sassonia - sostanzialmente allo scopo di azzerare la produzione orologiera tedesca e poter assicurare un mercato all’orologeria sovietica, nettamente inferiore come qualità e progresso tecnico.

Salvare l’ industria: calibro 25

Con sorprendente rapidità i tedeschi progettano un calibro elettrodinamico con contatto elettrico, bilanciere con bobina mobile e magneti fissi sulla platina. Lo scopo è convincere il Partito a scongiurare la chiusura con un progetto ad alta tecnologia. E tecnologico lo è davvero: siamo nel 1960, lo stesso anno in cui Bulova esce con l’Accutron 214 e appena due anni dopo la messa in vendita dell’Hamilton 500 e del LIP R27, che tanto sudore erano costati ad americani e francesi e che costeranno loro sangue a causa dell’alto tasso di mortalità di questi calibri. Si pensi che Elgin, l’azienda americana che cooperò con LIP nello sviluppo dell’ R27, a causa di questi problemi è finita in bancarotta, vendendo il marchio.
Ai tedeschi l’operazione invece riesce: lo sviluppo era iniziato appena un anno prima e così lo racconta il suo creatore, l’ingegner Günter Krug:

"Nel luglio del 1959 la dirigenza della Ruhla mi commissionò lo sviluppo del primo orologio elettrico realizzato nella Repubblica Democratica Tedesca. Quando iniziai il lavoro, non avevo idea di com'era fatta una resistenza, una bobina o un contatto elettrico. Era un universo completamente nuovo per me.
Iniziai così a studiare i principi dell'elettromeccanica, documentandomi sulle tecnologie disponibili al momento e cercando di elaborare delle soluzioni che fossero abbastanza affidabili per evitare problemi durante lo sviluppo del movimento che problemi di affidabilità.
Dato che l'orologio elettrico era già realtà negli USA fin dal 1958 ma anche prima, come quello prodotto dalla Elgin e poi il famoso Hamilton Electric, avevo del tutto fiducia nella riuscita del nostro progetto.
Anche l'Ovest aveva fatto la sua parte nella realizzazione di un orologio elettrico, come per esempio la Epperlein di Pforzheim, che realizzò un calibro molto raffinato ma molto fragile, che lo rese quasi subito fuori mercato. Epperlein rinunciò quindi al progetto, ma anche ad un importante bacino di mercato.
E ora avevamo la concorrenza da affrontare: l'Ovest. E noi, della UMF Ruhla potevamo fare di meglio? Certamente! Arrivammo a produrlo a pieno regime nel 1964/65."

Il problema che frena la produzione a regime è quello delle pile a seguito della costruzione del Muro. Racconta sempre Krug:

"L'orologio elettrico ha bisogno di un elemento fondamentale per il suo funzionamento: la batteria.
La Ruhla esportava orologi in tutto il mondo, anche nella Repubblica Federale, usando i marchi degli importatori. In questa maniera riuscivamo anche ad esportare i nostri orologi negli USA. Ma avevamo sempre il problema della batteria. Utilizzavamo batterie Mallory per i nostri elettrici, anche nella DDR.
Il 1961 fu l'anno della costruzione del muro di protezione antifascista che segnò per i cittadini della DDR la fine degli accordi commerciali con l'Ovest e creò un problema non di poco conto per noi: la mancanza di materie prime a prezzi agevolati.
Così, fummo costretti a rallentare la produzione dei calibri, a modificarli anche sulla catena di montaggio, per sostituire le componenti importate con altre prodotte direttamente da noi in casa, e ridurre così la nostra dipendenza dalle materie prime straniere.
La lista degli importatori era anche lunga, e per evitare il collasso della produzione, dovemmo affidarci alle case orologiere Sovietiche per sostituire temporaneamente i nostri movimenti meccanici con i loro."

Il calibro 25 viene presentato alla Fiera di Lipsia del settembre 1962 e raggiunge i negozi per la fine dell’anno ad un prezzo di 190 marchi pur, come detto, dovendo attendere ancora 3 anni per la produzione in massa.
Questo progetto vale a Krug il Premio Nazionale per la Scienza e la Tecnologia nel 1964, mentre alla Ruhla vale la medaglia d’oro alla fiera di Lipsia dell’anno successivo.
Varianti

Il calibro 25 è molto robusto e di buona qualità: 17 rubini (di cui 3 senza funzioni meccaniche), 2,5 oscillazioni al secondo, 24mm di diametro per 6,3 di spessore. E’ stato prodotto nella versione 25-10 a due lancette e nelle versioni 25-12, 25-80 e 25-82 a tre lancette, gli ultimi due autoavvianti. Ne è esistita anche una versione con la lucetta notturna, attivabile tramite un pulsante al 2. La corona invece è al 4.
E’ stato anche l’orologio di bordo dell’utilitaria Wartburg 353.
La bobina è incollata al bilanciere, col sottilissimo filo di rame che passa libero fino al contatto mobile, richiedendo estrema attenzione nello smontarlo.
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Nel 1967 la produzione cessa per fare posto al calibro 26, che è essenzialmente una versione rivista per essere più economica: meno rifiniture e meno rubini per poter essere esportata in USA, dove i dazi crescevano all’aumentare delle pietre.
Le oscillazioni passano a 4 Hz, ovvero 28.800 a/h. C’è spazio per una pila più grande, LR44 al posto di LR43 per aumentare l’autonomia.
Il costo cala a 155 marchi.
La produzione cessa nel 1975, quando farà posto al calibro 28 al quarzo.
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Occidente

Pur non essendo un prodotto di massa ne sono stati prodotti circa 50.000 esemplari l’anno ed esportati con i marchi "Champion", "Lafayette","WORLDTIME", "Chronelex","Newport", "ERMI", "Services","Unilectric" e "Predial". Con qualcuno di questi marchi fu esportato anche negli USA, grazie ad un orologiaio e imprenditore svizzero naturalizzato Americano, Roland Gsell, la cui idea imprenditoriale era di mettere in vendita orologi più affidabili dei Timex M87, più rifiniti degli M40 e meno costosi degli Hamilton 500/505.
Ebbe perciò l'idea di importare dalla Germania Est i movimenti 25 tramite una sua controllata tedesco-occidentale, la ERMI.
Di qua dal Muro venivano assemblati in orologi dei marchi succitati, sul cui quadrante era scritto "West Germany" in modo da aggirare il divieto di commercio col Patto di Varsavia.

Il suo principale problema, come tutti gli orologi elettrici con contatto, è la scintilla che inevitabilmente usura o sporca il contatto stesso.
A differenza dei LIP R148, dei Timex e dell'Hamilton 500 la lamella che porta il negativo non sfrega sul contatto posto sul bilanciere, ma sulla prima ruota, la quale a sua volta porta l'alimentazione al contatto sul bilanciere nel momento della spinta.
Dal momento che la spinta viene data solo "all'andata" gli sfregamenti si dimezzano e comunque avvengono con meno "violenza"; inoltre il contatto non è necessario che sia sottilissimo e flessibilissimo per non ostacolare le oscillazioni, ma può essere una vera e propria molletta. Tutto questo permette di migliorare l'affidabilità e la durata. Solo l' Hamilton 505 è a mio avviso ancora migliore - tra gli orologi solo elettrici - eliminando del tutto la lamella e portando l'alimentazione direttamente alla prima ruota - che è elettricamente isolata dal resto.
In questo modo si elimina il secondo contatto a sfregamento, lasciando come unico contatto elettrico quello tra bilanciere e prima ruota.
Nella messa a punto ricopre una grande importanza la regolazione della lamella del contatto del negativo con la ruota; se non impostata alla perfezione il bilanciere può bloccarsi per un'eccessiva forza della lamella o al contrario può girare a vuoto perché la ruota si ferma ad aspettare nel punto sbagliato.

Nell'esemplare che ho trovato e che sto sistemando ho trovato dentro una delle pile prodotte nella DDR.
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Ultima modifica di Zufolo il sab set 08, 2018 2:18 pm, modificato 6 volte in totale.
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Re: L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da Calico » sab set 08, 2018 12:09 am

Grazie.

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Re: L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da Max70 » sab set 08, 2018 3:49 pm

Bello, e ben curato. Sono abituato ai Ruhla meccanici che hanno movimenti veramente economici e quadranti poco curati. Le storie sviluppatesi durante la guerra fredda sono molto affascinanti. Grazie Zufolo.
Massimo

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Re: L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da Marisa » sab set 08, 2018 4:08 pm

Zufolo, sempre un piacere leggere le vicende degli elettroorologi che ti appassionano tanto. Sono sicura che tanti tra noi (mi ci metto anch'io) si stanno sempre più interessando al tema, proprio grazie ai tuoi interventi.
Virtute duce, comite Fortuna.

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Re: L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da Zufolo » sab set 08, 2018 6:34 pm

Eccolo a recupero completato.

Le foto lato quadrante sono senza plexiglass per vederci meglio.
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Re: L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da Calico » sab set 08, 2018 7:53 pm

Splendido lavoro! Mi immagino quanto tempo devi dedicare alla tua collezione anche solo per verificare di non aver lasciato nessuna pila inserita. Come ti regoli? Ne lasci a portata di mano 3 o 4 a rotazione?

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Re: L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da Max70 » sab set 08, 2018 8:36 pm

:clap: :clap: :clap: Bellissimo recupero, complimenti.
Massimo

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Re: L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da Zufolo » sab set 08, 2018 9:24 pm

Calico ha scritto:
sab set 08, 2018 7:53 pm
Splendido lavoro! Mi immagino quanto tempo devi dedicare alla tua collezione anche solo per verificare di non aver lasciato nessuna pila inserita. Come ti regoli? Ne lasci a portata di mano 3 o 4 a rotazione?
in linea di massima sono tutti in funzione e cerco di farli ruotare, a parte quelli proprio inguardabili...
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Re: L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da mario ars » mer set 12, 2018 8:44 pm

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Re: L’ elettrico della Germania Est: UMF-Ruhla 25

Messaggio da ciclista » gio set 20, 2018 11:55 am

Le vicende storiche le hai ben documentate, il restauro lo ha riportato a essere come nuovo. Bel lavoro su tutti i fronti

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