Timex e la corrente elettrica

Il mondo degli orologi da polso, vintage e moderni.

A cura di: Paolo Antolini

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Timex e la corrente elettrica

Messaggio da Zufolo » sab lug 07, 2018 4:06 pm

Visto che in questi giorni è stato toccato l'argomento Timex elettrici ed è invero piuttosto confusionario, mi sono riproposto di buttare giù due righe per mettere un minimo di ordine nella vasta materia.

La Casa

Timex nasce come Waterbury Clock Company nel 1854 nella omonima città del Connecticut, per poi diventare nel 1887 Ingersoll Watch Company, poi ancora United States Time Corp. e infine prendere l’attuale denominazione nel corso degli anni ‘60. Da sempre è specializzata in orologi economici, ma affidabili. Già a fine ‘800 producevano l’orologio da tasca “Dollar watch” (indovinate il prezzo).

Da dove si inizia

L’ingresso nell’orologeria elettrica avviene in realtà dalla porta di servizio: tramite l’acquisizione nel 1959 di Laco-Durowe, casa tedesca fondata negli anni ‘20 del ‘900 dalla famiglia Lacher a Pforzheim; dobbiamo quindi iniziare da qui.
Per quanto sia poco noto, Laco è stata la prima casa ad avere un calibro da polso elettronico funzionante, bruciando sia Bulova, che Lip, che Hamilton. I loro prototipi datano dal 1956, lo stesso anno in cui Shockley, Bardeen e Brattain vincono il Nobel per la fisica per il transistor, da loro inventato nel 1947. Il calibro Laco “Electromat” era pronto nel 1958, ma proprio il fatto di essere troppo in anticipo sui tempi li ha gabbati: i transistor non erano ancora sufficientemente affidabili. Solo un anno dopo sarebbero usciti gli Accutron, il cui strepitoso successo (5,5 milioni di pezzi dal 1960 al 1977) ha fatto sì che nel decennio ‘60 fossero l’apparecchio elettronico più diffuso al mondo.
All’epoca in cui era pronto l’ “Electromat” in commercio c’erano soltanto i calibri elettrici di Hamilton (500-505) e Lip (R27).

Come si continua

Nel 1959 Laco fu venduta all’allora US Time Corp., la quale quindi acquisì i progetti e i prototipi dell’Electromat. Subito fu chiaro che così com’era il calibro era troppo costoso: solo i transistor (al silicone) costavano 32 marchi tedeschi ciascuno. Decisero perciò di ritornare ad un movimento puramente elettrico, con un bilanciere con bobina mobile che oscillasse a 21600 a/h (3 Hz) e filo di contatto in lega di oro-argento-palladio. Il filo era previsto per una durata di 5 anni; in realtà se ne trovano ancora molti in perfetto stato dopo 50 anni.
Timex rivendette la Durowe ad Ebauches SA nel 1965, ma si tenne il marchio Laco, che in ogni caso non fu mai utilizzato, tanto che nel 1985 la famiglia Lacher se lo ricompra.

Come si alimenta

Il primo prototipo continuò ad essere marchiato Laco, col nome 860, ed era alimentato da una curiosa pila a forma di banana sviluppata appositamente da Varta. Era fatta così per occupare lo spazio che prima era occupato dal modulo elettronico. Timex però battè la testa dove già Lip ed Hamilton se l’erano scheggiata: ogni pila che non fosse cilindrica sversava acido. Nel calibro definitivo fu quindi prevista una normale pila cilindrica, la LR44, senza però sbattersi ad adattare la forma del movimento: il risultato è che resta un ampio spazio vuoto sul bordo esterno a parte nel punto in cui sta la pila, che a sua volta è per quasi metà al di fuori della base.
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Il prototipo Electromat. Non si vede lo spazio per la pila perché era alloggiata nel cinturino. Nei prototipi 1 e 2 erano due, nel 3 ne bastava una grazie ai migliori transistor.


L’uscita

Il calibro definitivo prese il nome sia Laco 861 che Timex M67. Si trovano in giro con entrambi i marchi. Per aumentare ulteriormente l’entropia, molti dei calibri successivi di Timex avranno numeri più bassi. La produzione era allocata in Germania Ovest. Il movimento si è rivelato molto affidabile. Come altri orologi del periodo (si pensi all’Accutron 214 o al successivo Longines Ultra Quartz) la corona è sul fondello, il ché dona una linea elegante e sottolinea come non ci sia bisogno di caricarlo e regolarlo. Nonostante le 3 oscillazioni al secondo, la lancetta dei secondi si muove una sola volta, grazie al meccanismo dei secondi morti. Ai tempi fu una precisa scelta tecnico/commerciale di alcune case per sottolineare la differenza tra gli orologi meccanici e quelli elettrici e al quarzo. Questo contribuiva ovviamente ad alzare il costo, già di suo relativamente elevato rispetto agli standard Timex: il calibro 861 è in effetti relativamente raffinato e di buona qualità costruttiva, dispone di 11 rubini e incabloc sul bilanciere.

Si pensi che ora invece si realizzano calibri al quarzo, come i Bulova Precisionist, che emulano il funzionamento continuo dei loro antenati con lancette che si muovono 8 o 16 volte al secondo. D’altronde, ai primi del ‘900 molti panifici esponevano orgogliosi l’insegna “Forno elettrico”; ora invece siamo tornati a “Forno a legna”.
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Le evoluzioni

Il calibro 861/M67 era privo di datario. Le evoluzioni successive furono i calibri 870/871/Timex M84 (sempre senza datario) e l’880/881/Timex M85 con datario a 12 ore: ai 31 numeri erano alternati dei puntini, e a mezzogiorno la ruota effettuava un mezzo scatto che faceva scomparire dalla finestra il punto da sopra il numero del mese e faceva comparire quello sotto, in modo da indicare le ore ante e post meridiane. Il ridisegno era pensato, oltre che per l’aggiunta del datario e una più stabile collocazione della pila, soprattutto per diminuire il costo di produzione, tanto che i rubini scendono a 6.
La corona resta sul fondello: sollevandola si blocca il bilanciere e si toglie corrente alla bobina.

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Economia!

I calibri successivi sono finalizzati a raggiungere la massima economia costruttiva, che rende possibile scendere negli anni fino ai 25$ e che dona ai questi calibri una vita molto lunga: gli ultimi esemplari verranno assemblati a Taiwan fino al 1975.
Nel 1970 vengono presentati i calibri M40, 41 e 42, rispettivamente solo tempo, data e day date.
Rispetto agli M67-M8x sono completamente riprogettati con in testa un solo critero: l’economicità.
Basti pensare che le platine di ottone vengono sostituite da spessi ponti di acciaio piegato, che i “rubini” (ben 2) sono di plastica, che il quadrante viene tenuto in posizione da 4 linguette pieghevoli e che senza quest’ultimo le ruote del datario non stanno al loro posto. Ciliegina sulla torta (si fa per dire), il ponte del bilanciere è piegato in modo da essere regolato elasticamente: avvitando più o meno una delle due viti se ne regola l’altezza e di conseguenza si può ovviare all’usura dell’albero del bilanciere, che a sua volta è semplicemente conico.
Il filo conduttore è un semplice… filo, come nei Lip R148/184, mentre nei Laco era una ben più complessa ed affidabile struttura piegata ad “U” completa di gabbietta protettiva.
In questi calibri il guasto più frequente è di gran lunga l’usura del contatto sul bilanciere, a seguire sono la rottura del filo o la sua spiegazzatura a seguito di qualche scriteriata operazione di cambio pila, oppure la piegatura delle caviglie dell’ancora. Altra rottura frequente è la molla di ritenzione del disco data: il risultato è che nell’arco della giornata la data torna lentamente al giorno precedente. E’ più difficile invece riscontrare la rottura della bobina.
A questa serie fanno seguito i calibri M253, 254 e 255 (normale, datario e day-date) “Dynabeat”, sono del tutto simili all’M40 ma portano le oscillazioni a 4 Hz, 28.800 l’ora. Il calibro M265 introduce una seconda lancetta ore per un altro fuso orario. Evito ogni commento sulla numerazione. La produzione di questi è proseguita fino al 1982.
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Electrify your wife!

Anche se sul record assoluto si sono fatti superare, su quello del primo calibro elettrico da donna ce l’hanno fatta. Il Laco 900/Timex M82 è stato lanciato nel 1965 e prodotto fino al 1971. E’ un’elegante miniaturizzazione dell’861, con la corona che passa in posizione tradizionale. Lo slogan della pubblicità era appunto “Electrify your wife. $50.”
A questo fanno seguito i calibri M69, 71 (1972, senza e con datario), che sono invece realizzati sulla base degli M40, con lamiera di acciaio piegata. E’ esistito anche un prototipo di calibro M57, un M69 con sveglia elettrica alimentata da una seconda pila.
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Laco 900
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TImex M69
Ultima modifica di Zufolo il dom lug 08, 2018 7:19 am, modificato 4 volte in totale.
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Re: Timex e la corrente elettrica

Messaggio da Zufolo » sab lug 07, 2018 4:14 pm

Elettronica

Così come il Lip R148 nel 1962 si definiva “elettronico” in virtù solo e soltanto del diodo montato in parallelo alla bobina in funzione di spengiscintilla, altrettanto ha fatto la serie M50, 51, 52, dove il diodo si trovava insieme alla bobina sul bilanciere.
Il modello M65 in più introduceva il secondo fuso orario, come l’M265.
Per vedere qualcosa di veramente elettronico occorre invece guardare il calibro M87 (1969), che era un M84 dove il filo di contatto era sostituito da una scheda con due transistor che regolava il moto del bilanciere. Con questo movimento in realtà si torna dopo 13 anni al progetto originale Laco Electromat; il tempo intercorso è servito a rendere affidabili ed economici i transistor.
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Timex M87


Finalmente, il quarzo

Nel 1972 arriva l’ora del quarzo anche per Timex, col calibro M62 prima – prodotto per pochi mesi – e poi col calibro M63, (la differenza è il chip SMD e il quarzo posto sulla faccia inferiore della scheda anziché da solo dall’altra parte del movimento: la schedina di supporto diventa così una molto più piccola, a forma di mezzaluna anziché di ciambella che abbraccia tutta la parte meccanica) sopravvissuto fino al 1980. Per massimizzare la resa degli impianti produttivi e tenere i costi bassi, questi calibri sono pari pari degli M40 dove tra il negativo della pila e il filo di contatto è interposta una schedina al quarzo con trimmer di regolazione – l’elemento che in assoluto ha dato più problemi ai produttori. La modifica è così posticcia che si può togliere la schedina e chiudere il contatto per ottenere un M40 funzionante. Va da sé che il moto regolare dell’orologio, così, dipende dalla buona regolazione non solo del quarzo, ma anche della racchetta del bilanciere.
L’evoluzione M66,73 (datario senza e con regolazione rapida) porta soltanto una schedina migliorata con un trimmer capacitivo anziché resistivo.
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TImex M62
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Timex M63
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Timex M73


Arriva il quarzo, saluta il bilanciere

Negli anni ‘80 anche Timex abbandona il bilanciere per approdare ai motori passo-passo.
Tra le altre, le realizzazioni più interessanti sono i calibri M43 e M272.
L’M43 è concettualmente uguale all’Omega Megaquartz 1500 (che però costava quanto un’automobile): un impulso elettrico ad una bobina incollata su un’ancora ne provoca la rotazione e tramite un indice solidale a questa spinge la ruota dei minuti prima di essere riportata a posto da una molla. Già: dei minuti. Questo calibro avanza una sola volta al minuto, per consumare il meno possibile. La costruzione economica e delicata lo rende praticamente insmontabile.
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Il calibro M272 era invece pensato per gli orologi piatti, e adottava un motore passo-passo Portescap a 6 poli. I minuti si muovevano ogni 20 secondi, oppure ogni secondo durante la regolazione. Per limitare il numero di parti la ruota calettata sul motore ingranava direttamente la ruota minuti, che era quindi così grossa da coprire tutto il movimento compresa la ruota delle ore: di conseguenza la lancetta delle ore era sopra a quella dei minuti. Il movimento a sua volta era incollato direttamente al fondello, rendendo anche questo pressoché irriparabile.
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Abbiamo finito: spero con questa disamina di aver sbrogliato un po’ la confusione instaurata dalla casa americana con queste numerazioni – spesso doppie – un po’ fuori dalla grazia di Dio.

Nonostate la loro costruzione votata al massimo dell’economicità, è molto facile trovare esemplari giunti vivi fino a noi. Per rendersi conto, un orologio di questi che sia in funzione da 40 anni avrà visto oltre 7 miliardi di sfregamenti tra il filo e il contatto.
Ultima modifica di Zufolo il sab lug 07, 2018 8:02 pm, modificato 2 volte in totale.
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Re: Timex e la corrente elettrica

Messaggio da MacGyver » sab lug 07, 2018 4:32 pm

Grazie per la documentatissima carrellata sui Timex elettrici e il tuo costante impegno nel forum.
Ignazio

"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura, ché la diritta via era smarrita."

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Re: Timex e la corrente elettrica

Messaggio da Calico » sab lug 07, 2018 7:50 pm

Eccellente!

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Re: Timex e la corrente elettrica

Messaggio da aestile » sab lug 07, 2018 11:35 pm

Gli orologi a pila non mi piacciono di natura,ma posso dirti che le tue letture oltre che essere affascinanti,aggiungono un bagaglio di sapere a questo forum.
Ho letto con molto piacere.
Grazie
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Re: Timex e la corrente elettrica

Messaggio da Paolo Antolini » dom lug 08, 2018 6:51 am

Mille grazie i tuoi contributi sono di livello eccellente.
Ad maiora

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