L'importante è partire
Come molti produttori in quel periodo, Lip ha messo in vendita l’ R27 pur sapendo che era lontano dalla perfezione tecnica: era essenziale arrivare tra i primi e comunque rientrare delle enormi spese di investimento. In effetti anche l’ R27 non assomigliava a niente di quello che c’era sul mercato in quel momento e nonostante fosse di alta qualità costruttiva risentiva della mancanza di esperienza, come era logico che fosse.
Ma poi deve funzionare
Fu quindi messa subito in cantiere l’ evoluzione, i cui requisiti di progetto erano di guadagnare affidabilità e robustezza; soprattutto, era primario che funzionasse con una sola pila.
Nel 1960 Bulova presenta l’ Accutron 214. Fred Lip ne riporta un esemplare dagli Stati Uniti e resta molto colpito dalla soluzione americana, che lui ritiene superiore alla propria. Ordina ad una parte dello staff di studiare qualcosa prendendo ispirazione dal diapason, ma la conclusione è che non dispongono di macchinari tali da ottenere la precisione costruttiva necessaria. Si ricordi che la prima ruota indice dell' Accutron possiede 300 denti da 0,02 mm di altezza su 3 mm di diametro.
Jean Pommier non si arrende, e promette di realizzare macchinari in grado di produrre orologi col diapason. Fred Lip non si convince, e nel 1961 annuncia loro che sta per stringere un accordo con Elgin per importare in Francia il calibro 500 di Hamilton. A questa notizia, Pommier e Jean Ubbiali, in un’ ora, realizzano un modellino - sulla base di disegni realizzati negli ultimi mesi da Roland Guerber - di quello che deve essere il nuovo movimento. Lip esulta e dà loro ulteriore personale e mezzi finanziari.
L’ equipe torna al lavoro e continua a migliorare i punti deboli del calibro: la bobina è ridisegnata, più piccola di prima, grazie ad un nuovo procedimento di produzione del filo di rame smaltato – messo a punto e brevettato da Georges Arnaud – che permette di imbobinare fili da 25 micron.
...e funziona
In ogni caso, in soli due anni si arriva al successo: nel 1963 il progetto R148 è pronto. Una pila (301 al posto delle due 201), una bobina fissa, un bilanciere magnetico da 18.000 a/h, 14 rubini. Nel 1964 esce il calibro R184 che guadagna il disco data ma senza rimessa veloce (occorre avanzare l’ ora).Quest’ ultimo rimpiazzerà gradualmente l’ R148. Fu realizzata anche una rara versione col datario ma senza secondi centrali, l’ R196.
Versioni 1 e 2 del movimento
L’ R184 verrà montato da Belforte – che ne realizza anche un’ interessante versione scheletrata per fare concorrenza al Bulova Spaceview – Benrus, Electra, Elgin, LeJour, Marvin, Nivada, North Star, Universal, Vulcain e Waltham.
Belforte scheletrato
Ma non basta
Lo sviluppo comunque non si ferma: viene anche valutato un prototipo, l’ R047, con transistor e senza contatti elettrici, ovvero come i successivi ESA 9154 e 1958 e come l’ R050 che vedremo dopo. Si testano soluzioni alternative all’ Incabloc per il bilanciere, per diminuire i costi, ma senza successo. Si provano persino versioni senza rubini, con al loro posto boccole di acciaio temperato.
Esistono esemplari in circolazione con l’ antichoc Kif e altri con la spirale Breguet.
Prototipo R047
Esemplare con antichoc Kif.
Dopo quest’ ultima creazione, Jean Pommier si licenza, insoddisfatto dei mezzi messi a sua disposizione dal dispotico Lip.
Contatto elettrico dell' R 148.La levetta regola la durata dell' erogazione di corrente attraverso il tempo di contatto tra filo e bilanciere.
Esploso davanti e dietro
La via francese all' elettricità, parte II: Lip R148-184
A cura di: Paolo Antolini
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Re: La via francese all' elettricità, parte II: Lip R148-184
Grazie mille Zufolo, Lip è una marca che apprezzo enormemente.
Aggiungo il mio piccolo contributo.
E qui una delle mie con movimento 148 prima generazione.
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Re: La via francese all' elettricità, parte II: Lip R148-184
Colgo l'occasione per affermare una mia idea. Al tempo di questi prodotti molti come mio padre erano giovani orologiai, addestrati da altri orologiai sui meccanici di inizio e metà '900, ma assolutamente digiuni di elettricità, effetto elettromagnetico della corrente e via dicendo. Se costoro, orologiai indipendenti, avessero avuto accesso alle schede di cui sopra, anche grazie a buona volontà e approfondimento personale, quanti di questi bei meccanismi sarebbero ancora funzionanti? Quale vantaggio avrebbe portato ciò alla storia dell'orologeria mondiale? Personalmente continuo ad essere un convinto assertore della diffusione della conoscenza, poiché dall'occultamento della stessa, secondo me, non può derivare nulla di buono. Chiedo perdono per questo piccolo ot.
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Re: La via francese all' elettricità, parte II: Lip R148-184
Ricerca che riconduce a una storia sempre affascinante, gli orologi illustrati sono veramente belli e attuali.